Chi controlla il passato controlla il futuro. Chi controlla il presente controlla il passato.
«Quando fai all'amore, spendi energia; e dopo ti senti felice e non te ne frega più di niente. Loro non possono tollerare che ci si senta in questo modo. Loro vogliono che si bruci l'energia continuamente, senza interruzione. Tutto questo marciare su e giù, questo sventolio di bandiere, queste grida di giubilo non sono altro che sesso che se ne va a male, che diventa acido. Se sei felice e soddisfatto dentro di te, che te ne frega del Grande Fratello e del Piano Triennale, e dei Due Minuti di Odio, e di tutto il resto di quelle loro porcate?»
George Orwell - 1984
Salve di nuovo, oggi volevo finire di parlare della stagione teatrale.
Ma prima volevo fare una osservazione su quello che sta succedendo intorno a me. Ancora non ho ben chiaro cosa succederà con la Riforma del Lavoro (che in quanto lavoratore dipendente a tempo indeterminato mi impatterà sicuramente), quello che mi lascia perplesso sono un paio di considerazioni di parte e come tali opinabili. La prima riguarda il metodo: il paese è in crisi e bisognerebbe identificare le priorità per uscire dalle secche nelle quali siamo finiti. Ad oggi pero' chi ha identificato le priorità nelle quali spingere per tornare ad essere una nazione senza problemi? Io non ho capito quali sono e, non avendomi nessuno dimostrato quali siano veramente, mi riesce difficile credere che questa riforma del lavoro sia una delle soluzioni. La mia sarà miopia ma di fronte ai sacrifici che già dobbiamo sostenere e come categoria (Riforma delle Pensioni) e come cittadino (le ultime manovre finanziarie) e di fronte a processi lunghi e a rischio prescrizione, burocrazia asfissiante, rendite di posizione (anche i lavoratori dipendenti ce l'hanno?), finanza creativa ed a ruota libera mi sembra che ci siano argomenti anche più importanti. Tutti parlano di credibilità internazionale del nostro Paese, ma chi vuole investire dall'estero si blocca per l'esistenza dell'articolo 18 o magari per altre cose come la marea di leggi esistenti, con la corruzione in corso, con i vincoli per produrre (tra cui anche l'articolo 18 ma anche il cuneo fiscale), le lungaggini della giustizia. Alla fine il lavoro mi sembra pero' la pagliuzza nell'occhio invece delle altre travi che accecano il nostro paese. Ma non c'e' solo l'estero per crescere: per chi dovrebbe farlo in Italia, alla domanda "investo?" vedo risposte del tipo "devo fare poi troppi favori agli amici", "le banche non mi finanziano", "lo stato mi tartassa con le imposte", "la criminalità è un po' troppo organizzata"; anche qui lo Statuto dei Lavoratori mi sembra una cosa secondaria.
Il secondo aspetto riguarda il contesto di una nazione: quali azioni sono fatte in parallelo alla riforma per garantire poi che a fronte di supposti privilegi perduti le cose intorno garantiscano chi ha meno "privilegi"? Già il Governo dice "vigileremo affinché non ci saranno abusi" con il conseguente pensiero italico che quindi già sanno che ci saranno abusi e che, come con l'euro, le assicurazioni dell'auto, la benzina, nessuno vigilerà. Oltre a questo, una banca darà un mutuo a chi non è più coperto dall'articolo 18? Un cinquantenne che avrà da lavorare altri 20 anni riuscirà a restare nel mondo del lavoro?
Insomma questo considerazioni mi portano a concludere che i miei rappresentanti non sembra abbiano mostrato che stiano facendo la cose davvero giuste per il nostro Paese e quindi mi disturba maggiormente sapere che rischio di perdere alcune delle garanzie alle quali sono abituato (e che mi sembrano giuste).
Se lo Stato puo' organizzare una consultazione popolare via Internet (una bella e interessante iniziativa) per il valore legale del titolo di studio perché non ha fatto lo stesso o fa lo stesso per questioni anche più importanti come la riforma del lavoro?
Alla fine di tutto sono molto confuso ed un po' sconfortato: mi sento sfruttato senza che questo mio sacrificio dia davvero la carica al nostro paese e sulla base di questo ho ripensato ad un libro che avevo letto tanto tempo fa: 1984 di George Orwell. Chi se lo ricorda? Un mondo futuribile dove tre grandi nazioni erano in una perenne guerra tra di loro ed una sorta di Grande Fratello spiava tutto e tutti.
Alla fine sembrava che tutto fosse una abile mossa di alcuni "poteri forti" che sfruttavano un perenne stato di guerra indotta per lasciare la gente nell'indigenza e scaricandone gli istinti in povere rivalse contro un nemico "invisibile". Guardando ai giorni nostri si ha davvero l'impressione che un gruppo di potere mondiale stia seguendo una trama simile: una situazione mondiale al limite (economie indebitate, debiti pubblici infelici, odi religiosi e razziale imperanti) che portano la gente a vivere in uno stato di sofferenza (pensate ai greci ma anche a noi con il nostro immenso debito pubblico, alle tragedie poco importanti in giro per il mondo e quelle più note) ed a privarsi un poco alla volta di tutto. Sarà anche assurdo ma diventa verosimile, soprattutto se poi chi mi rappresenta non formalizza chiaramente la situazione.
Una bella confusione, speriamo che nei prossimi giorni/mesi io possa essere clamorosamente smentito dai fatti per avere questi pensieri deboli sulla situazione attuale.
Parliamo ora di teatro: ho finito di vedere la stagione teatrale di Pisa con due serate (una in Gennaio ed una in Febbraio). Nella prima ho visto la Bohème e, malgrado non sia un amante di Puccini, è stata un'opera bellissima. Tutto ha girato bene, la sceneggiatura "ricca" con la stanza dei protagonisti (inizio e fine opera), la via del ristorante con le pareti in movimento per ricreare gli spazi delle vie e poi del ristorante, la piazza con la locanda dove Mimi' viene lasciata (con una nevicata simulata). Tutto correva veloce e sono stato rapito dai cantanti e dall'orchestra. Mi chiamano Mimi', Musetta per le vie di Parigi, gli artisti squattrinati, molto bello!
La seconda uscita invece è stata una doppia serata con opere brevi. Una prima rappresentazione di Rimskij-Korsakov Mozart e Salieri, (L'azione ha luogo a Vienna, alla fine del XVIII secolo. Il soggetto dell'opera è fondato sulla leggenda dell'avvelenamento di Mozart da parte dell'invidioso Salieri) ovvero un ipotetico dialogo in due atti tra i due con il culmine nella frase detta da Mozart "il genio e la malvagità sono due cose incompatibili". Due cantanti, un baritono ed un tenore, un pezzo di pianoforte ed i rimandi alla musica portata ad esempio da Mozart (che considerava Salieri un amico) tra cui il Requiem composto quasi alla fine del genio di Salisburgo. Il film "Amadeus" sembra proprio prendere spunto da questa opera russa. All'inizio anche una simpatica variazione dell'Inno Inglese.....
La seconda opera era un atto unico di Mascagni. Di Mascagni io conosco pochissimo, direi quasi solo la Cavalleria Rusticana, ma ha composto anche molte altre cose tra cui questo "Zanetto", atto unico in cui due donne impersonano una una cortigiana ed una un menestrello errante. La cortigiana si innamora del giovane ma preferisce mandarlo via per non essere ricambiata e finire con l'essere scoperta per quello che è davvero.
Pensate che pur nella diversità delle opere, il coro ha fatto da filo conduttore: mai sul palco, nella prima opera ha cantato l'introduzione del requiem alla fine dell'opera mentre poi ha aperto in una sorta di coro a cappella, la seconda rappresentazione. Anche in questo caso sono rimasto molto soddisfatto della serata a teatro.
Grazie per l'attenzione ed alla prossima.
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