2011-08-23

Le 10 cose che ho imparato in Economia e Finanza


Se tutti gli economisti fossero stesi uno accanto all'altro, non raggiungerebbero una conclusione (George Bernard Shaw). 

Da tempo sono convinto che la sovrastruttura finanziario-borsistica con le caratteristiche che presenta nei paesi capitalisticamente avanzati favorisca non già il vigore competitivo ma un gioco spregiudicato di tipo predatorio, che opera sistematicamente a danno di categorie innumerevoli e sprovvedute di risparmiatori in un quadro istituzionale che di fatto consente e legittima la ricorrente decurtazione o il pratico spossessamento dei loro peculi. Esiste una evidente incoerenza tra i condizionamenti di ogni genere che vincolano l'attività produttiva reale dei vari settori agricoli industriali, di intermediazione commerciale e la concreta licenza di espropriare l'altrui risparmio che esiste per i mercati finanziari (Federico Caffè).

Salve a tutti, sono ormai parecchi anni che osservo oppure ho provato molto marginalmente ad interagire con il mondo dell'economia e della finanza. Vista la situazione parecchio fuori controllo degli ultimi mesi, almeno secondo il mio opinabile punto di vista, vorrei condividere con voi alcuni spunti basati sull'esperienza che mi sono fatto in questi anni. Insisto su un punto: chi scrive ne sa poco o nulla sull'argomento - magari uso anche termini impropri - sono solo considerazioni personali in libertà. Sarò ben lieto di accogliere e pubblicare anche pareri di altre persone.

C'era una volta la Lira Italiana ormai come denominata da un noto presentatore televisivo in una trasmissione preserale di qualche anno fa "Vecchio Conio". Ci sono vissuto per anni, i nonni o altri parenti mi regalavano ogni tanto un soldino oppure anche 1000 lire ed io mettevo tutto nella musina (o salvadanaio) e poi portavo (quando ero un po' piu' grande) alla banca dove avevo uno di quei conti per ragazzi che anno dopo anno cresceva poco a poco. Ricordo inoltre che quando ero piccolo sono esistite per un breve periodo le banconote da 50, 100 e 500 lire. Poi sono sparite insieme alle monetine da 1, 2 e 5 lire. Quelle da 10 e 20 sono sparite piu' avanti poco prima che sparisse tutto il "vecchio conio". Inutile dire dei vecchi gettoni del telefono, anch'essi parte integrante della nostra gioventù (ricordate quando passarono di valore da 100 a 200 lire?) e spariti anche loro preda delle tessere del telefono (ormai sparite anche quelle assieme alle cabine). C'e' stato poi un momento, quando ho avuto 18 anni (e dovevo chiudere il conto per ragazzi), ove grazie a tutti i soldi messi da parte riuscii ad acquistare un BOT. Che passo avanti: attendere l'asta di collocamento dei titoli, vedere se venivi accettato, dare via dei soldi per un certo periodo e riaverne di piu' alla fine: concetti strani ma non anormali in chi ha un minimo di senso del risparmio. Ricordo che rimasi stupito dal fatto che pur chiedendo, che ne so, 5.000.000 di lire te ne prelevavano 4.612.432,23 e te ne restituivano l'importo totale a scadenza. Notate che il  conto arrivava alla virgola (ovvero ai centesimi di lira) che da tanto nessuno usava più.... A quei tempi i tassi di interesse erano elevati (anche il 10%) e nessuna faceva una piega a questo valore. Dopo un paio di anni a BOT comprai con quei soldi un BUND (buono del tesoro tedesco) a 5 anni (credo) e fu, come investimento, una vera goduria: all'epoca un Marco tedesco valeva circa 600 Lire, l'Italia era nello SME e nel 1992 fini' sotto speculazione insieme all'Inghilterra e fu costretta a svalutare la propria moneta prima ed ad uscire dallo SME stesso in un secondo momento. Al termine di questo scherzetto un Marco tedesco valeva circa 900 lire e quindi l'investimento fu molto proficuo.
Come privato cittadino ando' bene, come cittadino Italiano un po' peggio, direi: il Presidente del Consiglio dell'epoca, Giuliano Amato, "nel suo primo mandato da Presidente del Consiglio si trovò ad affrontare una difficile situazione finanziaria. Per questa ragione, l'11 luglio del 1992 emise un decreto da 30000 miliardi in cui tra le altre cose veniva deliberato (retroattivamente al 9 luglio) il prelievo forzoso del 6 per mille dai conti correnti bancari per un interesse di straordinario rilievo, in relazione ad una situazione di drammatica emergenza della finanza pubblica (...). Dopo aver perso pesantemente la battaglia contro la svalutazione della lira, nell'autunno dello stesso anno varò una manovra finanziaria lacrime e sangue da 93000 miliardi di lire (contenente tagli di spesa e incrementi delle imposte), per frenare l'ascesa del deficit pubblico, e la prima riforma delle pensioni". Dopo questo rientrammo nello SME e riuscimmo anche ad avere l'Euro diversi anni dopo.

Rileggendo sopra mi domando se quello che ho scritto non sia terribilmente attuale, probabilmente se riesco a ricostruire io le informazioni in questo modo chissà chi lo fa per mestiere.... Comunque la prima lezione che ho imparato è che il vantaggio di pochi è pagato da una collettività molto maggiore.

Dopo questi piccoli investimenti di gioventu', l'economia non si è ripresentata davanti a me per un bel po' di tempo (studiando non si ha tempo di fare trading con i soldi necessari a pagarsi gli studi...): ho lasciato scorrere la bolla della New Economy del 2000, la crisi susseguente l'attacco alle Torri Gemelle e sono arrivato a comprare casa nel 2002 dove ho dovuto fare un mutuo. Io scelsi il tasso fisso (quando i tassi Banca Centrale Europea erano intorno al 4% credo) perchè reputai sbagliato fare un investimento di lungo periodo (come un mutuo) a tasso variabile non sapendo come potessero evolversi le situazioni. Fu cosi' che con la mia rata fissa, ma nota a priori, andai avanti a pagare avendo sotto controllo le mie finanze (a costo di pagare un po' di piu' proprio per avere questa tranquillità). Solo che questo pensiero sembra l'abbiano avuto in pochi in quegli anni, o pochi hanno voluto mantenere fisso il proprio tasso del mutuo di fronte ad altre proposte a tasso variabile. Ed inoltre la situazione ha pensato bene di farsi complicata grazie al mondo finanziario, ovvero le cartolarizzazioni hanno spinto in su i tassi mettendo in crisi tutte le famiglie che avevano quei mutui a tasso variabile fino a quando lo Stato Italiano non è intervenuto mettendo un tetto a quel genere di mutui pagando la differenza alle famiglie: ed essendo lo Stato finanziato anche da chi ha scelto il mutuo a tasso fisso possiamo semplicisticamente dire che chi aveva cercato di fare i conti con l'oste si è trovato anche la sorpresa nel conto di aver pagato un po' di tasso variabile a qualcun'altro.

E qui arriviamo ad una seconda lezione: i risparmiatori finali rimangono con il cerino in mano (ovvero tutti cercano di scaricare i rischi di una qualunque operazione su qualcun altro che di solito è l'anello debole della catena).

Ma ce ne è anche una terza: le regole del gioco nella finanza sono fatte per non essere rispettate. Infatti quando le cose vanno bene sono tutti a predicare bene ed a dire che ci sono delle regole ferree (agenzie di rating, controlli di Autority indipendenti, banche Nazionali e sovrannazionali), quando vanno male sono tutti a chiedere aiuto e di conseguenza a derogare sulle regola oppure a battere cassa anche a chi si è mosso piu' prudentemente.

Sempre da questo esempio arriviamo alla quarta lezione: a fare le formiche ti senti preso in giro. Il mondo sembra fatto per le cicale (divertiamoci finchè possiamo) tanto poi qualche formica che condivide le scorte (volente o nolente) si trova sempre. In questo è sempre stato un mistero per me il fatto che la crisi subprime abbia investito anche l'Italia dove c'era un indebitamento delle famiglie basso ma vedendoci come un popolo di formichine il tutto puo' tornare.

Dopo che avevo aperto il mutuo, passato un paio di anni per vedere come le finanze familiari si evolvevano, ecco avere comunque qualche soldarello da parte. Poca cosa ma le banche hanno la cattiva abitudine di chiederti interessi dell'8% se chiedi un prestito ma ti danno lo 0,00005% se li tieni nel conto, e viene voglia di investire altrove. Con gli interessi sui BOT molto bassi in quel periodo, evitando prodotti troppo complessi come azioni singole oppure commodities, rimanevano in pista degli investimenti su fondi di investimento di rischio crescente: obbligazionari su emissioni aziendali, azionari italiani, azionari esteri, e così via.  Dopo le difficoltà delle Torri Gemelle le borse sembravano dei tori scatenati. A quanto ho capito, la borsa in toro sale (il toro da le cornate dal basso verso l'alto quando attacca) mentre quando è in orso scende (l'orso mena fendenti dall'alto verso il basso). Allora, prima di qualunque scelta, uno si informa: legge riviste, quotidiani, libri, segue trasmissioni economiche (è qui che mi sono appassionato a Radio24) ed alla fine decide cosa fare. Le azioni sembravano, prendendo un fondo, un valido investimento essendoci la statistica che le borse mediamente hanno guadagnato il 5% ogni anno e perfino il Giappone sembrava uscire dalla sua atavica stagnazione economica.... Allora parlai con l'esperto della banca che fu di grandissima utilità nel mostrarmi i prodotti di casa mentre mi lascio' massima libertà nelle decisioni spicciole. Almeno non cerco' di suggerire operazioni strane (i casi Cirio e Parmalat non erano lontani nel tempo)  ed io feci dei piccoli investimenti divisi tra azionario e obbligazionario utilizzando il principio che meglio mettere le uova in panieri diversi che se se ne rompe uno almeno gli altri mantengono sane le uova. Dopodichè preparai un bel foglio di calcolo e seguii appassionatamente l'evolversi dei fondi giorno per giorno. Quando Ti interessi a questo scopri delle cose strane:

- la prima cosa è che le azioni dovrebbero essere una sorta di valore che viene dato ad una azienda e tu acquistandone una credi in quella azienda e le dai valore. Se l'azienda va bene accresce quel valore, se va male fallisce. Invece l'andamento non segue alcuna regola apparente.
Ad esempio, i titoli petroliferi: almeno finchè non inventiamo o scopriamo qualcosa di nuovo abbiamo tutti bisogno di petrolio, quindi l'azienda dovrebbe avere sempre un buon valore perché produce un bene necessario. Ed invece il settore varia all'impazzata aggrappandosi una volta al valore del barile di petrolio (ma l'azienda in teoria scarica questo costo sul consumatore quindi cosa cambia al suo valore) ed all'altra ad informazioni su stato dei giacimenti che ancora non si sono esplorati;

- la seconda cosa sono le vendite allo scoperto: come è possibile vendere qualcosa che non si possiede prendendola a prestito (in questo caso delle azioni) obbligandosi a riprenderle magari lo stesso giorno? Anche in questo caso non è piu' credere nel valore del titolo ma semmai sperare che vada male per guadagnarci sopra;

- la terza cosa sono i fondi stessi: uno si aspetta che "fiutino" le opportunità del mercato per darti quel qualcosa in piu' (per cui hai accettato i loro costi) ed invece hanno un andamento molto simile a quello del mercato: se questo perde il fondo perde, se guadagna il fondo guadagna;

- la quarta cosa sono le interpretazione che gli esperti danno agli eventi: sembra sempre che si cerchi "l'untore" che ha causato il danno o "l'eroe" che ha dato il surplus alla giornata in base alle informazioni del giorno. Ad esempio: un giorno la borsa guadagna il 2%? Merito della diffusione dell'indice manifatturiero degli Stati Uniti che è cresciuto del 5%. Pero' una azienda singola all'interno di quell'indice ha perso il 5%. In quel caso c'e' un report negativo di un analista che consiglia di venderle. Il mese dopo la borsa in un giorno analogo perde il 2%: in questo caso l'indice manifatturiero ha guadagnato il 3% (ma meno delle attese degli analisti e quindi la perdita in borsa) e l'azienda singola della volta precedente ha perso il 3% perchè tutto il comparto ha perso molto.

Capito qualcosa? Direi di no, almeno io non ci sono riuscito del tutto (magari fossi meno ignorante sarebbe tutto più chiaro). Il che ci porta alla quinta lezione: le azioni non rappresentano un valore (come dovrebbe essere) ma un oggetto per effettuare speculazioni. Senza curarsi dei reali fondamentali dell'azienda stessa.

C'e' anche la sesta lezione: un pesce piccolo che voglia muoversi in questo mondo fa le cose per caso. Informazioni reali su un dato elemento non sono disponibili (e giustamente altrimenti c'e' del penale come l'insider trading). Ma degli squali grossi, come hedge fund, fondi sovrani pare possano invece muoversi in modo da trovare l'utile da una qualunque loro azione. Come se avessero delle informazioni che noi non abbiamo oppure la forza di deviare i flussi economici al loro volere imprenditoriali.

E speculazione su speculazione si è arrivati alla crisi dei subprime: non appena quello che avevo guadagnato si è volatilizzato ho venduto tutto. Imparando cosi' la settima lezione: chi ha una vita normale deve fare degli investimenti il meno rischiosi possibili. Ma questa cosa la capisci solo quando la vivi sulle tue spalle, tanto uno pensa sempre "ma non sarò mica io a rimanere con il cerino in mano...".
Ad esempio, abbattere il mutuo con delle estinzioni parziali quando hai dei soldi in piu'porta ad abbassarsi la rata stessa (circolo virtuoso) e quel famoso quattro e passa per cento di tasso sono soldi risparmiati senza rischi aggiuntivi, l'equivalente di un buon investimento.

Alla fine di due-tre anni nel quale ho provato a seguire la finanza ho capito che chi ci aveva sicuramente quadagnato era la banca: ha giocato con i miei soldi senza rischi (per lei) prendendosi comunque le commissioni.

Quindi ecco l'ottava lezione: gli investimenti finanziari sono come il gioco d'azzardo: vince chi non gioca. La banca è una sorta di "banco" che di solito non perde mai (sentito di casino' che chiudono?).

Dopo tutto questo scrivere spero di non aver annoiato troppo, ma l'argomento mi ha spinto a scrivere. Una critica potrebbe essere "alla fine i miei soldi da qualche parte dovrei pure investirli se in banca non rendono": la mia risposta al riguardo è cercare investimenti con poco rischio che coprino (anche se non sempre) l'inflazione. Tanto con mutuo, figli e qualche desiderio da soddisfare, non si ha molta liquidità da poter parcheggiare in giochini di finanza: meglio cercare investimenti "solidi", con poco rischio e bassi rendimenti e facilmente recuperabili (per urgenze sempre dietro l'angolo che, come penso saprete, la sfortuna ci vede benissimo). Ed inoltre le spese sanno apparire in ogni occasione: macchina nuova, le spese per lo studio dei figli, aiutarli a mettere su famiglia. Quindi se non avete vinto al superenalotto non ci saranno grandi capitali che rischiano di essere erosi dall'inflazione.

Allora, giunti a questo punto cosa puo' pensare un cittadino qualunque come io mi pongo in questa società? Io credo che ci sia qualcosa di sbagliato e che chi ci governa, prendendo spunto dalla storia passata e dai recenti avvenimenti, dovrebbe essere in grado di regolare meglio un fenomeno non illegale (ci mancherebbe) ma che sembra stia avendo un peso troppo grande nei destini del mondo.

Concludo dicendo che abbiamo la nona lezione: essere informati non è tutto pero' aiuta. Come nella finanza anche in altri aspetti della vita. Lapalissiano ma quando uno è troppo concentrato nell'ottenere una cosa rischia di sottostimare alcuni aspetti (non informarsi abbastanza). Ed intorno non sono tutti lì ad avvisarlo, anzi alcuni sperano che sia un po' distratto apposta.

Ma la lezione piu' importante da tutto questo, secondo me, arriva in fondo: dobbiamo cercare come cittadini di condividere in modo civile ed aperto tutte le nostre ubbie al fine di arrivare ad un futuro migliore (capire che stiamo sbagliando o far capire agli altri che sarebbe meglio correggere qualcosa). Questo appare effettivamente difficile ma se non ci si prova non ci si riesce sicuro.

E per voi, quali "lesson learnings" avete avuto da questo argomento? Avete qualche informazione per migliorare le mia visione di quanto vissuto nell'economia? Alla prossima!

2011-08-16

Quando rischi di morire, è quasi impossibile non esserne segnati, anche se apparantemente la vita continua come prima


La salute non è tutto, ma senza salute tutto è niente (Arthur Schopenhauer).

Qualche tempo fa ho avuto modo di intervistare un amico con un problema di salute. Passati ormai sei mesi da quella intervista, gli ho chiesto se se la sentiva, come ripromesso nel post dell'epoca, di rispondere a qualche altra domanda. Se scoprire di avere un problema di salute può essere traumatico, anche un decorso ospedaliero è un avvenimento irto di spine. Me ne ricordo per una esperienza avuta (ma neanche lontanamente paragonabile a quella del mio amico) dove sono stato una settimana in ospedale, più che altro per controlli e per investigare un male di non facile identificazione. Il primo giorno di ricovero è stata dura, da una attività normale a fare praticamente niente è stato un invito a stare anche peggio aggiungendo false informazioni all'analisi del male che avevo con mal di testa e altro.... Poi, alla fine della degenza, con un quadro un po' più chiaro, si può uscire e convivere con i propri problemi avendo una visione della vita più aperta, se vogliamo anche un po' menefreghista. Sentimenti che il mio amico penso sia riuscito ad evidenziare molto bene in questa intervista. Il tema è molto personale, quindi può apparire anche fuori luogo il parlare di sofferenze interiori spiattellandole ai quattro venti di internet. Ma in questo penso che vivere esperienze particolari porti ad avere visioni più aperte della vita ed essere di conforto anche per altre persone.  
Bando alle ciance, buona lettura!

D.: Allora, è passato ormai un semestre dall'altra intervista: come andiamo?
R.: Mi sento bene, ho iniziato a fare dell'attività fisica e questo mi fa sentire pieno di energia e di voglia di fare

D.: La degenza puo' apparire un vero tormento per le persone ricoverate. Tu come la hai affrontata? Hai qualche suggerimento per viverla meglio?
R.: Tutto è relativo, dipende sia dal tipo di problema per cui ti devi ricoverare e dal carattere del paziente. Nel mio caso è stata una scelta voluta fortemente, dopo 10 chemio del primo e secondo livello dovevo sfruttare al meglio la remissione dalla malattia per cercare di non ricadervi più, avevo la minaccia di ricominciare da capo a spronarmi, anche se ero consapevole che non si trattava di una passeggiata.

D.: Durante ogni ricovero ci sono momenti belli e brutti. Senza andare troppo nel personale,
sei riuscito a superare quelli brutti senza che ti abbiano segnato in profondità?
R.: Quando rischi di morire, è quasi impossibile non esserne segnati, anche se apparantemente la vita continua come prima, ci sono sensazioni, modi di interagire con le varie problematiche che avverti essere cambiate, nel mio caso mi sento più distaccato, dò alle avversità un valore diverso.

D.: Hai avuto la fortuna di alternare i momenti positivi a quelli negativi oppure i secondi sono arrivati tutti in un momento?
R.: Si sono concentrati nel momento più delicato, cioè quando le chemio mi stavano azzerando le difese immunitarie e prima che il trapiato delle staminali facesse effetto, causandomi una grave infezione intestinale.

D.: Se non ricordo male sei dovuto stare in una sorta di isolamento: sei riuscito comunque ad avere un buon rapporto umano con medici e conoscenti?
R.: Si è trattato di un isolamento vero e proprio, oltre 30 gg. in una stanzetta con lo spazio necessario al letto e un piccolo tavolo di metallo, le visite rilegate a collegamenti video e audio nei momenti cruciali, a fare indossare tutta una serie di indumenti protettivi ai visitatori nei casi migliori. Anche le comunicazioni per telefono erano in secondo piano rispetto alle varie medicazioni, visite, prelievi e stati fisici. Per quello che riguarda i rapporti umani con i medici sono stati molto soddisfacenti, tanto che uno di loro notava che ero sempre sorridente durante le visite.

D.: Ricordo che il giorno delle dimissioni dall'ospedale non passava piu': il medico per l'ultima firma non arrivava ed io volevo tornare a casa. E' stato così anche nel tuo caso?
R.: Il mio caso è un po' delicato, per il trattamento cui sei sottoposto sai che sei immunodepresso e la cameretta sterile rappresenta una nuova placenta dove finisci per sentirti protetto, non a caso c'è chi festeggia un nuovo compleanno il giorno del trapianto di midollo, e anche le condizioni fisiche alla dimissione non sono ottimali, avevo delle gambe più del doppio del volume normale con notevole difficoltà a muovermi, dato anche la lunga degenza fermo nel letto e quindi c'era si il deisderio di tornare a casa, ma con tutte le problematiche del caso.

D.: La prima cosa che hai fatto una volta dimesso?
R.: Non c'è una prima cosa, non pensavo a vivere, ma a sopravvivere, a riposare, a cercare di mangiare nonostante la nausea, lo stomaco chiuso da oltre 10 giorni di digiuno, a tutte le medicine da prendere.

D.: Penso che un'esperienza cosi' comunque fortifichi lo spirito: in quali aspetti nel tuo caso?
R.: Nel considerare le avversità con più distacco. La vita, la salute, è un dono che diamo per scontato perchè l'esperienza comune ce le fanno apparire come normali e le nostre frustrazioni vengono causate da problemi pratici che prescindono da queste, ma chi è stato un passo dal perderle ne riesce a capire il valore.

D.: Una lunga degenza necessità dopo anche di lunghe cure e tanti controlli: sei tranquillo?
R.: Mi sono spesso chiesto se fosse meglio sapere quando avverrà la propra morte. Ora posso dire che è una fortuna non saperlo: quando hai un tumore, come nel mio caso che si è accresciuto in maniera subdola, senza manifestarsi che quando ne ero pieno, ti rimane un senso di essere in scacco, cioè non hai dei riferimenti, non posso dire se mi succede questo, allora... La mia malattia non mi ha dato segni premonitori e quindi sono tranquillamente allarmato, nel senso che sono consapevole che può ricomparire, senza manifestarsi, così come le cure cui sono stato sottoposto possono causare altri guai, l'unica cosa è sottopormi ai controlli che mi prescrivono e stare in allerta.

D.: Malgrado tutto quello che ti sta accadendo, pensi comunque di aver fornito delle informazioni maggiori ai medici per arrivare in un futuro a curare semplicemente problemi come il tuo?
R.: Per curare semplicemente problemi come il mio c'è bisogno di ricerca, non di esperienza, sono gli anticorpi monoclonali che aggredendo direttamente le cellule cancerose preservano il resto curando la malattia; passi avanti ne sono stati fatti, ma per ora è sempre necessario ricorrere a chemio terapia che sono sostanze tossiche non mirate e cortisonici che possono creare molti problemi alla milza, fegato, reni, ecc. e causare il diabete

D.: Ultima domanda: cosa diresti ora a chi dovesse iniziare un percorso per un problema analogo al tuo?
R.: Il linfoma ha caratteristiche mutevoli e le reazioni degli ammalati sono le più disparate, ciscuno ha delle problematiche diverse e reagisce a modo suo. In generale consiglio di cercare di rimanere il più possibile tranquilli, "o.k. ho un tumore, ma posso cercare di curarlo, non ho garanzie, ma posso lottare".Nel turbinio che ti sconvolge, si dovrebbe essere abbastanza lucidi da poter scegliere la divisione ospedaliera dove c'è il percorso curativo affidato ad un solo dottore, è importante avere sempre lo stesso referente che impara a conoscerti e può più facilmente capire la situazione. Quindi affidarsi alle cure proposte, io non conosco scorciatoie, e, per quanto possibile, prenderla con filosofia, non farne un dramma, altri ci sono passati prima e altri ci dovranno passare e provarci fino alla fine, affrontando giorno per giorno.

2011-08-07

Orione era praticamente irriconoscibile da quante stelle si vedevano!

Non puoi aspettarti di vedere al primo sguardo. Osservare è per certi versi un'arte che bisogna apprendere. (William Herschel)

La più sublime, la più nobile tra le Fisiche scienze ella è senza dubbio l'Astronomia. L'uomo s'innalza per mezzo di essa come al di sopra di sé medesimo, e giunge a capire la causa dei fenomeni più straordinari. (Giacomo Leopardi)

Chi nella vita non è rimasto almeno una volta a naso all'insu' a guardare la luna e le stelle, affascinato dalla loro luminosità e scambiando una stella particolarmente luminosa per un UFO fermo a mezz'aria in attesa di chissà quale evento? Io sono uno tra quelli e devo dire che anche il posto dove osservare gioca di volta in volta un ruolo importante nel guardare gli astri. Una zona in aperta campagna con quel silenzio rumoroso composto da zefiri di vento, frinire di cicale oppure in montagna tra l'odore dei pini e i richiami delle civette. Quando stavo a Bolzano, c'era un vicino di casa appassionato di astronomia: un paio di volte siamo partiti da casa la sera per andare sul Renon, una montagna vicina (è necessario stare in zone lontano dalle luminose città per vedere meglio) e piazzato il suo telescopio guardammo le costellazioni in quell'ambiente irreale di cui descrivevo prima. Per il fatto che ricordo più il contorno che l'osservare le stelle forse non farà di me un appassionato, resta il fatto che il mio amico puntava il suo strumento e poi dovevamo inseguire il corpo celeste con continue correzioni al meccanismo del sistema in quanto le stelle stanno ferme ma la terra ruota e va a spasso per il cosmo! Penso mi fece vedere la Luna e poi Giove, ricordo i crateri della luna che sembravano veramente enormi visti con quello strumento, quasi potessi toccarli! Dopo quelle esperienze giovanili (avevo poco più di 18 anni, così da poter guidare la macchina) non ho avuto altre occasioni al riguardo, se non sentimentali momenti dove ad occhio nudo potevo guardare la volta celeste. Come in viaggio di nozze, in Australia, a cercare di guardare le costellazioni senza avere idea di dove guardare veramente, non riuscendo per inesperienza e magari pigrizia a ritrovarle nel cielo.

E' per questo che quando ho scoperto che un mio collega di lavoro ha la passione per questo hobby, non ho resistito ed ho voluto fargli delle domande alle quali ben si è prestato. Preparando il testo, a forza di scrivere astronomia, m'e' scappato di scrivere astrologia, spero non se la sia presa troppo male ad essere paragonato ad una attività tanto lontana quanto magari affine... Grazie per la disponibilità e le informazioni riportate.

D.: Puoi descrivere cos'e' l'astronomia? 
R.: E' lo studio delle stelle, dell'universo e di tutti i corpi celesti. Per me è, inoltre, una grandiosa passione che mi prende ormai da tantissimi anni e che è cresciuta con me.

D.: C'e' ancora qualcosa da scoprire in questo ambito? 
R.: Tanto, tantissimo - anche se sono stati fatti passi da gigante grazie a Hubble prima e a tante sonde/satelliti dopo. Nonostante oggi si sappia tanto, la formazione e l'evoluzione dell'universo sono ancora basate su ipotesi/assiomi che non riusciamo a dimostrare.

D.: Qual'e' il "kit" del principiante? 
R.: Un paio di occhi e un buon atlante, tutto qua. Ovviamente sono utili solo sotto un buon cielo, almeno rurale meglio se di montagna. Poi il principiante evolve e integra gli occhi con uno strumento - un bincolo, un telescopio, eventualmente una macchina fotografica o meglio ancora una camera di ripresa dedicata che gli permetta di immortalare le profondità dell'universo. E, come tutte le cose, al perfezionamento non c'è mai fine.

D.: Puoi raccontarci la preparazione ad una serata con il telescopio? 
R.: Nel mio caso, che è puramente legato alla ripresa di oggetti del cielo profondo con telescopio e camera CCD, è molto complesso e abbastanza lungo. Tiro fuori la montatura, ossia la base su cui appoggia il telescopio e il sistema di ripresa, motorizzata in entrambi gli assi e computerizzata in modo da avere puntamento assistito agli oggetti e un perfetto inseguimento che compensi il moto relativo della terra rispetto  alle stelle fisse. Allineo la montatura al polo nord celeste attraverso il cannocchiale polare, uno strumento dedicato che permette di minimizzare gli errori fisici di puntamento. A quel punto monto il telescopio e la camera di ripresa, bilancio il tutto e verifico l'allineamento. Collego il computer alla montatura e alla camera di ripresa, accendo la camera e attivo il sistema di raffreddamento dei sensori di ripresa e di guida, termostatando la temperatura intorno a -35C° rispetto all'ambiente. Mentre aspetto la stabilizzazione termica, inizializzo il sistema di puntamento e i motori attraverso l'allineamento software di una mappa virtuale con il modello interno del computer di controllo a bordo della montatura. Setto latitudine, longitudine, tempo universale e inizio le routine di allineamento ad alcune stelle da ambo i lati del meridiano. Utilizzo gli errori di puntamento in questa fase per costruire un modello statistico che permetta di prevedere gli errori e definisco i valori dei guadagni di correzione da applicare durante lo spostamento del telescopio nella volta celeste. Una volta raggiunto l'equilibrio termico dei sensori, punto una stella mediamente luminosa che comunque non mandi in saturazione la dinamica (16 bit) del convertitore AD della camera e inizio la procedura di messa a fuoco in modo da minimizzare il valore FWHM della stessa (ampiezza della curva di luce della stella a metà potenza). In questo modo assicuro che il sistema sia perfettamente a fuoco almeno per avviare le riprese. Ora posso digitare sulla tastiera il nome dell'oggetto e ascoltare il rumore sordo dei motori servo che spostano il telescopio attraverso la volta celeste prima di avviare una ripresa di pochi minuti per verificare il centraggio e poi ingaggiare la guida su una stella di campo e iniziare la ripresa vera e propria, di durata variabile tra qualche decina di minuti e anche alcune ore.

D.: Perchè è interessante malgrado esistano degli strumenti (osservatori) dedicati all'osservazione celeste? 
R.: Perchè un normale telescopio di un dilettante accoppiato a una camera di ripresa CCD raffreddata raggiunge la stessa profondità di ripresa di un osservatorio professionale.

D.: Qual'e' il corpo celeste che piu' ti piace osservare? Perchè? 
R.: Le galassie. Sono fantastiche perchè sono degli universi isola che, a modo di frattali, contengono una copia del mondo in sè. E poi, da un cielo cristallino, sono oggetti molto affascinanti da osservare!

D.: Con quale regola viene dato il nome ad un nuovo corpo celeste? 
R.: In base allo scopritore e ad altri parametri più o meno complessi.

D.: "E quindi uscimmo a riveder le stelle": con chi vorresti essere accompagnato in una serata astronomica? 
R.: Dai miei amici che mi accompagnano sempre e dalla mia famiglia.

D.: Se non ricordo male, in un emisfero terrestre e' possibile vedere solo una parte della volta celeste. Tu hai visto anche l'altra metà con il telescopio? Che effetto ti ha fatto? 
R.: Ho visto l'altro emisfero senza telescopio e sono rimasto senza fiato - forse la location ha contribuito molto: il cielo nero e cristallino del lago Titicaca a 3.800m di altitudine.Orione era praticamente irriconoscibile da quante stelle si vedevano...

D.: Per vedere le stelle bisogna essere al buio. Sarebbe possibile osservare i corpi celesti anche di giorno?
R.: Sì e no. Le stelle più brillanti tipo Sirio e i pianeti principali si, per gli altri corpi non c'è chanche alcuna. E' una questione della brillanza del cielo verso la magnitudine del corpo osservato.
Poi c'è la storia delle stelle dal pozzo ("dal fondo di un pozzo molto cupo si possono di giorno vedere le stelle in cielo allora, disse che il pozzo equivaleva alla canna del telescopio, le lenti ai vapori che si formano nella parte superiore del pozzo e producono una densità trasparente, passando attraverso la quale la vista ne risulta fortificata"), ma non è assolutamente vera!

D.: L'astrologia sembra per nottambuli: mai successo di esserti addormentato "sul pezzo"? 
R.: Astrologia?!? Astronomia... No, non mi sono mai addormentato!

D.: Ultima domanda: perché l'astronomia come hobby? 
R.: Non lo so. So solo che è nata per caso grazie a un libro che mi fu regalato per la mia comunione. Da lì le prime uscite in solitaria con il binocolo, poi il primo telescopio rifrattore da 60 mm (grazie babbo e mamma), poi il cassegrain da 235 mm, una nuova montatura molto robusta e grande, il computer di puntamento, poi il telescopio da 100 mm alla fluorite (un gioiello), alcune camere ccd professionali, un sistema di ottica adattiva e una valigetta di oculari premium.Ora c'è in corso una revisione profonda di tutta la strumentazione (ho messo tutto in vendita) per tornare indietro alle origini - non ho più voglia di riprendere, voglio tornare a vedere con gli occhi. E per questo ho pianificato uno strumento molto grande, perfetto, fatto da un maestro  artigiano qua in italia. Spero di essere operativo già per Natale di quest'anno!

 
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