2012-06-16

Un piccolo sospiro del mondo ed un grande sogno dei giovani

- Il dottore al corso di barman, già. "Ma non potevi andarci finita la terza media?" e stata una domanda riecheggiata parecchio, da chi me l'ha fatta per ridere a chi invece era assolutamente serio. Ma una logica dietro il mio progetto c'è: sara un periodo bastardo quello della ricerca di lavoro, quindi voglio una carta da giocare che mi consenta di mettere da parte qualcosa mentre spargerò CV a destra e a manca; secondo aspetto, avendo l'idea di fare prima o poi un periodo all'estero questa carta diventa un asso nella manica che mette sul piatto anche una facile introduzione alla vita sociale. Chiuso il cerchio. -  (dal libro Brillante Laureato Offresi)

In quest'ultimo periodo mi sono cimentato in un paio di letture che volevo condividere con Voi, miei cari lettori. Al solito sono constatazioni personali che nulla vogliono essere se non uno sprone ad incuriosirsi dietro tali libri. La prima riguarda un libro scaricabile da Internet che parla dell'ingresso nel mondo del lavoro da parte di un giovane. "Brillante Laureato Offresi" di Mattia Colombo è uno spaccato di vita moderna su come oggigiorno speranze e desideri si infrangano contro un mondo che sembra fatto apposta per segare le gambe. Leggendolo a me è venuto più volte il dubbio che invece di essere una storia vera fosse un romanzo. Tanto è vero che ho provato a chiederlo anche all'interessato ma senza successo. Solo ripensando alla mia entrata nel mondo del lavoro, dove alla fine ho potuto raggiungere quanto avevo desiderato di poter fare, insieme a cosa succede a coloro che ci stanno entrando adesso, ho cominciato ad essere più possibilista sulla realtà del libro. La dignità mostrata dal protagonista, il desiderio di andare avanti ed infine il mistero di un mondo che sembra avere bisogno di te ma offrendoti solo delle condizioni insoddisfacenti senza contare il suo gusto per la pizza "Tonno e Cipolla" (che piace anche a me) hanno fatto scorrere veloce questo libro che, per quanto mi riguarda, è stato il primo che ho scaricato in formato leggibile al computer e letto usando il cellulare, sfacendomi gli occhi. Il libro finisce lasciando diverse domande su cosa sarebbe successo poi, spero che verranno svelate con un sequel che auguro gustoso come il primo libro.

- Per l'esattezza, l'organizzazione è divisa in due parti essenziali: quella che avanza e quella che spinge. (...) La parte che avanza è la Volontà, quella che spinge, il Profitto. Quando la gente parla del Maestro si riferisce al Profitto. E dopo la sua morte, ciò che tutti si precipiteranno a rincorrere ed a dividersi sarà ancora il Profitto. La Volontà non la vorrà nessuno. Perché nessuno la capisce. (...) La Volontà non può essere divisa. O la si accetta tutta, o la si rifiuta. (...) Il Maestro morirà. La Volontà morirà. E tutto ciò che sta intorno a quella Volontà finirà per sparire. Rimane solo quello che si può contare in cifre. Nient'altro. - (dal libro Nel Segno Della Pecora)

Altro tipo di libro invece è il secondo che voglio descrivere. In realtà sono a metà lettura di "Nel segno della pecora" di Haruki Murakami, indubbiamente il mio autore preferito. Ogni suo libro è per me fonte di sensazioni dolci e tristi insieme, così forse come il mio animo preferisce. Solitamente le storie che scrive sono in prima persona e partono da situazioni reali divergendo in un misto di magia, realtà, irrealtà fino a delle conclusioni che non sempre chiariscono tutto ma sembrano più un piccolo sospiro del mondo prima di riprendere il suo incedere. Un signore divorziato che viene avvicinato da degli sconosciuti che lo costringono a ricercare una pecora. Da questa idea la trama si sta indirizzando verso un finale stranissimo dove probabilmente quando arriverò all'ultima parola girerò pagina pensando di trovare il capitolo successivo. Ma questo in fondo è la vita, la fine non è che il principio di qualcosa d'altro dobbiamo andare avanti al meglio delle nostre possibilità.

Buona domenica.

2012-06-02

I micci: sembravano dei cavalli se non fosse stato per le orecchie lunghe!

Come il popolo è l'asino: utile, paziente e bastonato (Francesco Domenico Guerrazzi).

Buridano (L'asino di). Âne de Buridan, è rimasto proverbiale per indicare lo stato di chi è incerto né sa risolvere fra due cose. Il motto, comune fra noi, è di conio francese e trae origine da un sofisma dello scolastico Giovanni Buridan di Béthune (Artois), fiorito nel sec. XIV e professore di filosofia in Parigi. Il sofisma è questo, cioè di un asino morente di fame perché sta tra due misure d'avena ugualmente da sé distanti, o morente di fame e di sete perché tra un fascio d'avena ed un secchio d'acqua non sa quale scegliere. (Alfredo Panzini).


Buonasera a tutti, domenica scorsa abbiamo avuto il piacere di assistere al Palio dei Micci ovvero degli asini così come chiamati nel dialetto locale. Anche se la manifestazione si tiene di solito la seconda domenica dopo Pasqua, quest'anno a causa del maltempo è stata più volte rimandata fino ad arrivare alla fine del mese di Maggio. Partiti con la macchina dopo mangiato siamo arrivati a Querceta (vicino a Forte dei Marmi), presso l'oliveto di un conoscente dove abbiamo parcheggiato e passato un po' di tempo a chiacchierare con lui. Ho potuto osservare le piante di ulivo in fiore e le montagne con relative cave di marmo che si mostrano dal paese.

Verso le 16.00 siamo andati allo stadio del paese: gremito in ogni ordine di posto con i vari contradaioli a fare capannelli per fraternizzare tra loro e prendere per degli amichevoli fondelli gli amici appartenenti ad altri rioni. Preso posto sulla gradinata in compagnia di colori che ci avevano invitato, mi sono goduto tutte le sfilate in costume degli otto rioni (dando la preferenza al rione con i colori bianchi e neri) ognuno dei quali aveva i propri sbandieratori e musici. Per scelta personale ho seguito con scarsa attenzione l'evento che in parallelo di ogni sfilata ogni contrada metteva in pista in mezzo al campo di calcio (e come si vede di sfuggita nel filmato qui sotto). Diverse decine di comparse in costume creavano con l'aiuto di drappi stesi e coreografie varie scene differenti che potevano svariare dalla Congiura dei Pazzi nel Duomo di Firenze alla consegna di Excalibur a Re Artù. All'esterno il corteo, all'interno la rappresentazione con un tempo massimo di 15 minuti scandito da enormi orologi elettronici in un lato dello stadio. Ogni rione aveva nel corteo storico delle peculiarità: chi aveva un giullare che disturbava i nobili signori, chi una chiromante, chi un manipolo di soldati saraceni fino ad arrivare ad una contrada dove c'erano dei cavalieri con armature di tutto punto che non capivo come facevano a camminare talmente sembravano bardati dalle pesanti protezione. Tutti seri ed a testa dritta sotto lo sguardo vigile dei giurati.





Dopo questa rappresentazione artistica e storica, alla quale una giuria di esperti avrebbe poi dato un giudizio al fine di dare un vincitore tra i rioni per le varie parti realizzate, sbandieratori e musici si sono uniti nel campo in una rappresentazione unificata di una musica. I tamburi assordavano l'aria ma io ero affascinato dalla bellezza del momento. La confusione era accentuata dal fatto che le distanze del campo di calcio creavano delle sfasature tra suonatori distanti con una cacofonia ancora più accentuata.

Dopo questa unione di rioni, ecco l'ingresso dei micci: asini muscolosi e possenti che parevano dei cavalli con le orecchie lunghe. Ognuno con il suo fantino che correva senza sella e che dava certe volte delle manate a fianco delle grandi orecchie per dare la direzione agli animali. La partenza era del tipo Palio di Siena: entrata nei canapi di sette rioni e l'ottavo partiva di rincorsa. Al terzo tentativo è accaduto un fatto strano: dalla nostra prospettiva sembrava l'ennesima falsa partenza con dei micci avanzati di alcune decine di metri rispetto agli altri. Lo speaker stava per dire "ffffals..." (inizio di falsa partenza) quando ha cambiato tono e concitato ha urlato "Buona, Buona, Buona!". A quel punto dai contradaioli rimasti indietro è partita una granugola di pesanti improperi all'indirizzo del mondo intero e del fato ingiusto e corrotto. Tanto è vero che i bimbi si guardavano dicendosi "Certo che dicono un bel po' po' di parolacce!" e tappandosi le orecchie concludere "beh, così non le sentiamo!". Dal momento che le parolacce sono in ogni dove mi sono sentito in dovere di dirgli: "Non vi preoccupare, sentirle dovete sentirle, l'importante è ricordarsi i momenti dove non dirle (che sono la maggioranza)".

Finita la gara con la gioia di una contrada e la rabbia/scorno delle altre sette, siamo ritornati a casa per poi ritornare in Emilia per il lavoro.

Concludo augurandomi che tutte le sofferenze di chi è rimasto vittima del terremoto di questi giorni possano essere lenite nel più breve tempo possibile. Come abitante modenese ci sono stato vicino ma abitando nella cintura meridionale della provincia non abbiamo avuto grossi problemi (almeno fino ad ora). Speriamo bene per il seguito. Buona notte!

 
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