2010-09-20

La vita scorre, i capelli crescono!

Questa settimana ho provato un barbiere nuovo. Sono nel mezzo di una riorganizzazione che prevede di passare molto meno a Prato e quindi usare meno il mio riferimento abituale. Malgrado questo i miei capelli continuano a crescere infischiandosene di ogni richiesta di stare calmini al loro posto. Questo mi ha fatto riflettere: ma quanti barbieri ho avuto nei miei primi 40 anni?

Nel mio periodo bolzanino ho avuto un solo barbiere: me lo ricordo in centro, una laterale di via Museo, di fronte ad una chiesa dove andava anche mio padre. Ormai è chiuso da chissà quanto, ma mi sono rimasti in testa alcuni dettagli: il dosatore per distribuire il borotalco, una sorta di pera rossa che premevi ed usciva con uno sbuffo bianco, che usava per preparare la rasatura dei capelli all'attaccatura del collo; la prima volta che ha usato la forbice con le lame seghettate non per tagliare ma per sfoltire i capelli; il fatto che a Natale regalava un calendario a noi minorenni normale, ma agli adulti un po' osé. Con lui ho coperto i primi 20 anni.

Nel periodo Pisano, invece, avevo un barbiere anziano che stava in centro in un negozietto in una viuzza secondaria. Di lui mi ricordo le discussioni avute e sintetizzabili col fatto che aveva partecipato come soldato alla seconda guerra mondiale con il compito di fare il barbiere: dopo l'Albania era finito in un distaccamento tedesco (che apprezzava le sue doti) e spedito in Russia dove, dopo molti patimenti e peripezie, era finito prigioniero. In preda alla disperazione, molto probabilmente in attesa di essere spedito in chissà quale campo di prigionia sperduto (in Siberia?) scambiato per un soldato tedesco, bestemmiò e fu sentito da un russo di guardia che, fortunatamente, sapeva un po' di italiano. A quel punto fu tolto dagli altri soldati tedeschi e, chiarito la nazionalità, fu liberato e dato il permesso di tornare a casa. Ritorno che si fece a piedi dalla Russia all'Italia.

Dopo il periodo pisano (15 anni) eccoci a quello pratese: cambio epocale perché vado da una parrucchiera: sotto casa, quindi comodissima. Di questo periodo ricordo il rumore incessante dei fono, la difficoltà a rispettare gli orari, a causa del gran numero di clienti e la rilassatezza quando mi lavavano i capelli prima di tagliarli.

Alla fine sono tre diversi professionisti dei capelli in 40 anni con una preoccupante diminuzione dei tempi di affezione ad un singolo barbiere. Per cui eccomi al quarto cambio: un locale vicino casa a Bologna, con un barbiere che mi ha fatto una buona impressione: gentile e competente. Lo strano è che è aperto di lunedì e riceve su appuntamento: cose controcorrente a pensare al passato ma poi comode nel gestirle (sia per chi lavora che per chi riceve il servizio). Alla fine sono soddisfatto se penso anche all'aperitivo offerto ai clienti a base di prosecco e tartine ed ai giocattoli esposti su una mensola che avevo anche io quando ero piccolo....

L'ultima parola pero' spetterà ai miei bimbi venerdì prossimo: solo allora sapremo se il barbiere ha passato l'esame.

Alla prossima

2010-09-11

Cartoni animati Giapponesi

 Oggi ho ripensato ad una passione che ho ormai da tanti anni: i cartoni animati giapponesi. Appena riandato con la mente agli episodi che mi sono rimasti impressi, ho avuto un secondo pensiero che s'e' fatto avanti: una frase sentita non-so-in-quale-trasmissione radiofonica diceva che le sigle di apertura dei film (in generale) sono un piccolo film anch'esse e meglio sono fatte e piu' catturano il pubblico. Con questa osservazione aggiuntiva mi sono chiesto quale cartone animato avesse la migliore sigla di apertura e, come tutte le domande di questo genere, il vincitore è un cartone animato recente, con una musica che mi attira e dai gusti particolarmente forti. Visto allora l'assoluta parzialità nella mia classifica, mi sono divertito a rivedere su Youtube alcune sigle dividendole per periodi nei quali guardavo i cartoni animati.I primissimi cartoni animati giapponesi che ricordo, dopo la serie tedesca con L'Ape Maya e Wicky il Vichingo, sono stati Goldrake [Sigla Goldrake (da Youtube)], Heidi [Sigla di Heidi (daYoutube)] ed Anna Dai Capelli Rossi [Sigla Anna Dai Capelli Rossi (da Youtube)]. In queste sigle ricordo la volontà di introdurre titoli in italiano e comporre canzoni in lingua italiana. Successivamente, dopo la parentesi di Conan il Ragazzo del Futuro [Conan il Ragazzo del Futuro (da Youtube)] con sigla in italiano su una sequenza del cartone animato originale giapponese tagliato dal primo episodio ed alcuni altri spezzoni ricavati da altri episodi, arriviamo ad altri cartoni animati adolescenziali come Ranma 1/2 [Sigla iniziale Ranma 1/2 (Da Youtube)], Jeeg Robot D'Acciaio [Sigla di Jeeg Robot D'Acciaio (da Youtube)] ed Il Grande Mazinga [Sigla Iniziale Grande Mazinga (da Youtube)] dove sempre la canzone era italiana ma poi sfruttava principalmente, credo, la sigla originale giapponese.

Ormai diventato grande sono arrivati Ken Shiro [Sigla Ken Shiro (da Youtube)] dove la sigla italiana era proprio al posto di quella giapponese ma sullo schermo si vedevano i caratteri giapponesi per fare il karaoke, fino ad arrivare anche ai giorni d'oggi con Totoro [Il mio Amico Totoro (da Youtube)], Neon Genesis Evangelion [Sigla Neon Genesis Evangelion (da Youtube)], Trigun [Sigla Iniziale Trigun (da Youtube)] e Deathnote [Sigla Iniziale Deathnote (da Youtube)]. In questo caso, sigla e contenuti originali giapponesi con qualche sottotitolo in italiano.

Inutile dire che il mio personalissimo podio è 1) Deathnote, 2) Trigun, 3) Totoro. In Deathnote la sigla riassume i personaggi dell'anime con delle sequenze incalzanti e pressanti come lo è il cartone animato. Merita di essere vista senza vedere altro. In Trigun è bella l'idea della musica senza parole con delle immagini che riassumono i personaggi mentre in Totoro è intrigante il tema di alcuni personaggi slegati o meno dalla storiella che sfilano a ritmo di marcia.

Probabilmente i cartoni animati piu' da televisione e per bimbi/ragazzi vengono ancora cantati in italiano e le sigle riviste (penso a Pokemon su Boing) ma l'idea  ormai penso vada bene solo per i bambini di oggi e per le Cristina D'Avena di oggi.

Come premio speciale per l'opera non giapponese, cito anche un cartone americano Shaggy and Scuby get a Clue [Shaggy and Scuby get a clue (da Youtube)], il povero Scuby Doo riutilizzato secondo me in malo modo (ma non per i miei bimbi) ma la sigla è un piccolo concentrato di energia!

Riascoltate Deathnote e poi ditemi invece i vostri gusti!

2010-09-02

La partita del "cuore"

Ieri sono andato a trovare i miei ex-colleghi di lavoro. Mi sono preso una mezza giornata di permesso e sono andato a Firenze. Il motivo era duplice: da una parte rincontrare persone con le quali ho passato alcuni anni della mia vita condividendo problemi, obiettivi, gioie e dolori lavorativi e con le quali sono in buoni rapporti, dall'altra per arbitrare la sfida di calcio a sette annuale che scalda gli animi di quella azienda. Anche quando lavoravo li' "prestavo" la mia passione ad arbitrare la partita che era comunque molto sentita, divisa com'era grossolanamente tra personale produttivo (piano terra) ed impiegati (primo piano). Leggende metropolitane narravano di spostamenti di persone (brave a giocare) nel periodo della partita da un piano all'altro per pure convenienze di parte. Inoltre era quasi palpabile il compiaciuto senso di superiorità del piano a cui la squadra vincente apparteneva tra un incontro e l'altro. Il trofeo infine veniva esposto nella rispettiva sala caffè (piano terra o primo piano) come monito per coloro che non volevano farci caso: la mensola vuota o riempita dall'ambito trofeo non passava comunque inosservata!

Arrivato in ditta, ho scoperto che in realtà tutto quanto descritto sopra era stato cambiato nell'ultimo anno: l'arrivo della forza vendite ed assistenza tecnica e la risistemazione di una palazzina attigua allo stabile originario ha di fatto reso la sfida da schieramenti "orizzontali" (piani) a schieramenti verticali (costruzioni) riunendo sotto un unico sacro fuoco della competizione la parte produttiva e impiegatizia contro questi nuovi "invasori". Visitando la nuova palazzina notavo un mondo nuovo, allegro e rumoroso, che contrastava con l'austero silenzio che invece regnava nella palazzina originaria. Questi cambiamenti tra l'alto hanno modificato la posizione di alcuni uffici per cui tutta la mia mappa mentale è stata stravolta ribadendo, se ancora ce ne fosse stato bisogno, che comunque i nostri percorsi erano separati, io da una parte e "loro" da un'altra.

Dopo una chiacchierata con tante persone di cui mantengo un ricordo dolcissimo, sono andato al campo e mi sono preparato per arbitrare. Divisa, lenti a contatto, riscaldamento e ultimi dettagli con le squadre e poi via con la partita. Non è mio compito parlarne, invito altri a lasciare qualche nota se lo vogliono: dico che è stata una partita divertente da arbitrare con due squadre che non si sono risparmiate rimanendo nell'ambito di quella correttezza sportiva che fa sempre piacere vedere. Le decisioni arbitrali prese sono state sempre accettate anche se non sempre condivise. Un folto pubblico rumoreggiava ai lati del campetto scaldando gli animi ai giocatori partecipanti. Per la cronaca, la partita è finita ai rigori e la squadra vincitrice ha festeggiato nemmeno avesse vinto la finale di coppa del mondo!

Dopo la partita ecco il terzo tempo: cena tutti insieme con cori iniziali e rivisitazione dei momenti clou della partita e poi discussione con i vicini di tavolo su argomenti vari: "come va a Bologna?", "come va a Firenze?", "il collega Tal-dei-Tali dov'è?", "Ti ricordi quando ...". Alla fine della cena poi, durata quasi tre ore a dimostrazione del momento conviviale, ho ripreso le mie cose e sono tornato a casa. Le emozioni sono state forti: prima durante il viaggio di andata a pensare alle cose fatte in quella ditta, poi la concentrazione della partita ed infine la tristezza della fine dell'evento durante il ritorno a casa. Chissà cosa si racconteranno oggi gli altri alla macchinetta del caffè e chissà la coppa dove l'avranno messa. Dovunque sia, c'è un pezzo del mio cuore attaccato, per cui , per favore maneggiatela con cura!


 
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