2010-09-02

La partita del "cuore"

Ieri sono andato a trovare i miei ex-colleghi di lavoro. Mi sono preso una mezza giornata di permesso e sono andato a Firenze. Il motivo era duplice: da una parte rincontrare persone con le quali ho passato alcuni anni della mia vita condividendo problemi, obiettivi, gioie e dolori lavorativi e con le quali sono in buoni rapporti, dall'altra per arbitrare la sfida di calcio a sette annuale che scalda gli animi di quella azienda. Anche quando lavoravo li' "prestavo" la mia passione ad arbitrare la partita che era comunque molto sentita, divisa com'era grossolanamente tra personale produttivo (piano terra) ed impiegati (primo piano). Leggende metropolitane narravano di spostamenti di persone (brave a giocare) nel periodo della partita da un piano all'altro per pure convenienze di parte. Inoltre era quasi palpabile il compiaciuto senso di superiorità del piano a cui la squadra vincente apparteneva tra un incontro e l'altro. Il trofeo infine veniva esposto nella rispettiva sala caffè (piano terra o primo piano) come monito per coloro che non volevano farci caso: la mensola vuota o riempita dall'ambito trofeo non passava comunque inosservata!

Arrivato in ditta, ho scoperto che in realtà tutto quanto descritto sopra era stato cambiato nell'ultimo anno: l'arrivo della forza vendite ed assistenza tecnica e la risistemazione di una palazzina attigua allo stabile originario ha di fatto reso la sfida da schieramenti "orizzontali" (piani) a schieramenti verticali (costruzioni) riunendo sotto un unico sacro fuoco della competizione la parte produttiva e impiegatizia contro questi nuovi "invasori". Visitando la nuova palazzina notavo un mondo nuovo, allegro e rumoroso, che contrastava con l'austero silenzio che invece regnava nella palazzina originaria. Questi cambiamenti tra l'alto hanno modificato la posizione di alcuni uffici per cui tutta la mia mappa mentale è stata stravolta ribadendo, se ancora ce ne fosse stato bisogno, che comunque i nostri percorsi erano separati, io da una parte e "loro" da un'altra.

Dopo una chiacchierata con tante persone di cui mantengo un ricordo dolcissimo, sono andato al campo e mi sono preparato per arbitrare. Divisa, lenti a contatto, riscaldamento e ultimi dettagli con le squadre e poi via con la partita. Non è mio compito parlarne, invito altri a lasciare qualche nota se lo vogliono: dico che è stata una partita divertente da arbitrare con due squadre che non si sono risparmiate rimanendo nell'ambito di quella correttezza sportiva che fa sempre piacere vedere. Le decisioni arbitrali prese sono state sempre accettate anche se non sempre condivise. Un folto pubblico rumoreggiava ai lati del campetto scaldando gli animi ai giocatori partecipanti. Per la cronaca, la partita è finita ai rigori e la squadra vincitrice ha festeggiato nemmeno avesse vinto la finale di coppa del mondo!

Dopo la partita ecco il terzo tempo: cena tutti insieme con cori iniziali e rivisitazione dei momenti clou della partita e poi discussione con i vicini di tavolo su argomenti vari: "come va a Bologna?", "come va a Firenze?", "il collega Tal-dei-Tali dov'è?", "Ti ricordi quando ...". Alla fine della cena poi, durata quasi tre ore a dimostrazione del momento conviviale, ho ripreso le mie cose e sono tornato a casa. Le emozioni sono state forti: prima durante il viaggio di andata a pensare alle cose fatte in quella ditta, poi la concentrazione della partita ed infine la tristezza della fine dell'evento durante il ritorno a casa. Chissà cosa si racconteranno oggi gli altri alla macchinetta del caffè e chissà la coppa dove l'avranno messa. Dovunque sia, c'è un pezzo del mio cuore attaccato, per cui , per favore maneggiatela con cura!


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