2010-12-19

Serata a teatro dopo il maltempo

Folgorato dalla serata teatrale di ieri ho avuto l'ispirazione per scrivere un ulteriore commento.
Sono andato a teatro per la rappresentazione, in lingua originale, dell'opera di Wolfgang Amadeus Mozart "DIE ENTFÜHRUNG AUS DEM SERAIL, K 384(IL RATTO DAL SERRAGLIO)",  Singspiel in tre atti di Christoph Friedrich Bretzner rielaborato da Johann Gottlieb Stephanie d. J.
Una immagine la potete trovare qui.

Ho avuto delle difficoltà logistiche di raggiungere Pisa da Bologna con la A1 infelicemente o vergognosamente bloccata per neve soprattutto nel nodo di Firenze e le ferrovie in tilt (a quanto ho potuto capire). La fortuna comunque mi ha assistito dandomi, in mattinata, il bel tempo necessario per percorrere la Porrettana con relativa tranquillità e l'autostrada oggi per tornare a Bologna.
Vorrei capire come sia possibile ormai con cadenza quasi annuale che avvengano intasamenti del genere con persone rimaste bloccate in autostrada per quasi un giorno intero e pendolari con ritardi anche di 8-10 ore. Alla fine salterà fuori che sarà stata colpa di coloro che si sono mossi per l'Italia, potevano restare a dormire sul posto di lavoro o vedersi tra cari attraverso internet invece che di persona!
Sapendo che una adeguata prevenzione si ottiene solo con investimenti che "costano" e portano poca visibilità rispetto ad altri, presumo che tra un paio di settimane tutto il polverone mediatico finirà senza probabilmente un "lesson learning" che migliorerà la gestione della prossima difficoltà. Come al solito sarà poi solo la fortuna di esserci o meno la discriminante di evitare simili calamità. Ultimora, sembra che comunque ci saranno dei risarcimenti per chi è rimasto intrappolato (se potrà dimostrarlo).
Scusate lo sfogo di parte e che sicuramente verrebbe additato come il solito qualunquismo da istituzioni, gestori, vettori e quant'altro se lo leggessero e torniamo invece all'evento principe.

Visto il freddo ed il gelo, siamo andati a teatro per arrivare all'ultimo momento utile, senza prendere aperitivi in giro questa volta. Il teatro era meno pieno dell'occasione precedente, direi pieno per 3/4. Prendete le considerazioni personali che seguono per quello che sono: discussioni da bar dove al posto di Totti e Del Piero troviamo Konstanze e Selim.

L'opera secondo me è molto godibile e nasconde tematiche molto attuali anche ai giorni nostri. Il confronto tra le donne Musulmane e quelle Europee, il far riuscire a bere vino ad un seguace di Maometto, la lungimiranza del sultano sono elementi che portano a riflettere sulle differenze tra "noi" e "loro" e che secondo me non possono far rappresentare l'opera nei paesi arabi. A proposito: la trama prevede che Belmonte ed il suo servitore Pedrillo seguano la sua innamorata Konstanze per scoprire che è stata venduta come schiava al sultano della Turchia Selim, insieme alla sua dama di compagnia Blonde  (innamorata di Perillo). Le donne sono mira del Sultano ed Osmin, servitore di lui, che pero' resistono alle minacce miste gentilezze dei due. Nel frattempo gli uomini cercano di liberare le fanciulle venendo catturati nel tentativo. Quando il Sultano capisce dell'amore tra le due coppie, malgrado Belmonte sia figlio del suo peggior nemico, li lascia liberi guadagnandosi la loro stima ma anche la rabbia di Oslim.

Metto qui un paio di link da Youtube per farsi una idea: finale e un'aria.

La stranezza dell'opera sta nel fatto che il Sultano non canta, ha solo recitativi parlati, ed infatti in questa rappresentazione è interpretato da un attore. La musica, le arie e le situazioni sono tipicamente Mozartiane con il solo esagerato tintinnio del triangolo durante alcune situazioni musicali.

La coreografia è al solito una ricerca di apparire con poco: alcuni elementi fissi (una sorta di torre e la base) nei quali ruotavano alcune parti mobili (scale, elementi scorrevoli in verticale) che abbastanza rapidamente potevano cambiare l'esterno del palazzo del sultano in un interno. Il coro usato sapientemente anche come elemento scenografico muovendosi lentamente alle spalle di chi canta creando capannelli di cortigiani.

A me personalmente sono piaciuti molto i due servitori che metto al primo posto. In generale comunque un bello spettacolo e quindi un bravo a tutti. Ho solo il sospetto che nella sua prima aria il soprano (Konstanze) all'inizio abbia steccato un acuto ma la cosa riveste secondo me poco interesse.

Io sono un amante della musica Mozartiana, suggerisco a tutti gli appassionati, se non l'avessero ancora fatto, di conoscere meglio quest'opera.
Ringrazio ancora il tempo atmosferico che mi ha permesso di andare a teatro a vedere quest'opera, oltre di passare parte del week-end con la mia famiglia.

2010-12-17

Endorsement radiofonico: viva Cruciani!

Oggi volevo fare una sorta di "spot" ad una emittente radiofonica in generale ed una trasmissione in particolare. Detto in modo elegante lo chiamerei un "endorsement". Guardando su wikipedia, "Political endorsement is the action of publicly declaring one's personal or group's support of a candidate for elected office". Per cui un endorsement radiofonico potrebbe tradursi come una azione pubblica di dichiarare il proprio personale supporto per una trasmissione radiofonica. Nel mio caso, amo ascoltare la radio la sera a casa. Dall'uscita del lavoro fino ad addormentarmi sono sintonizzato su Radio 24, la radio del sole 24 ore. Da "Focus Economia", passando per la "Zanzara", e poi le repliche di "Nove in Punto" e "Melog" che di solito non riesco mai a sentire fino in fondo in quanto mi addormento prima. Ogni ora c'e' un giornale radio ed ogni mezzora ci sono le informazioni per il traffico. Anche se la trasmissione è legata a Confindustria e quindi potrebbe essere considerata di parte (ma meglio saperlo e dichiararlo che fare finta di non esserlo) mi sembra comunque che ammettano il contraddittorio invitando in studio o telefonicamente ospiti di tutti gli schieramenti politici o delle varie categorie professionali. Gli argomenti spaziano dall'economia all'attualità, dallo sport allo spettacolo cercando, a mio avviso, di non entrare troppo nei tecnicismi da addetti ai lavori.

Oltre alle trasmissioni che riesco ad ascoltare abbastanza assiduamente, segnalo anche Chiedo Asilo (che ascolto se rimango sveglio dopo Melog la sera), Io sono qui (alle 16.00 del pomeriggio che riesco a sentire solo il venerdi'), Vite incrociate (che ascolto ogni tanto la domenica). Ci sono poi quelle trasmissioni che a me piacciono un po' meno (non me ne vogliano gli interessati ma alla fine ognuno ha i suoi gusti): il Gastronauta (in un paese dove tutto è buono da mangiare praticamente ovunque, ad elogiare oggi quel negozio e domani quella trattoria è una impresa che porta i superlativi all'uso comune), Musica maestro (capisco che non è possibile mandare in un'ora quaranta minuti di musica ma avere componimenti brevi o tagliati non mi piace), La Rosa Purpurea (non mi interesso di cinema per cui poverini non li seguo).

Ci sono poi ancora altre trasmissioni che non ho accennato ma andando nel sito web, ben organizzato, si trovano facilmente informazioni sui vari programmi e scaricare i podcast di tutte le trasmissioni.

In particolare poi ci tengo a proporre all'attenzione di tutti la trasmissione "La Zanzara" dove conduce Giuseppe Cruciani. E' una trasmissione dove il conduttore, in un dichiarato stile autoritario:
- raccoglie le notizie del giorno (dichiarazioni di politici, cronaca, ed altro);
- trova delle colonne sonore legate ai fatti del giorno e le manda come introduzione alle notizie;
- manda di volta in volta i titoli dei telegiornali (ad esempio ma non solo alle 19.00 il TG3, alle 20.00 il Tg5 anche se non so perchè non manda i titoli del TG4 di Emilio Fede);
- ha alcuni ospiti piu' o meno fissi (ultimamente David Parenzo fisso) ed una serie di personaggi con i quali discutere, litigare e cercare il contraddittorio sui succitati fatti del giorno (il Mago Otelma, Gaucci, Borghezio, Straguadagno, Sgarbi, Binetti solo per fare qualche esempio);
- cerca di contattare telefonicamente i personaggi del giorno (ad esempio ultimamente il deputato dell'Italia dei Valori che forse voterà la fiducia, oppure il consigliere comunale che su Facebook ha scritto frasi infelici sui rom);
- il conduttore accetta le telefonate degli ascoltatori su qualunque argomento e ci discute piu' o meno animatamente cercando sempre di contestualizzare le affermazioni generaliste di chi telefona e difendendo sempre il proprio punto di vista.

Insomma, si puo' essere d'accordo o contrari a cosa pensa il conduttore, fattostà che il solo parlarne rende la trasmissione viva e godibile a mio modesto avviso.

Se ancora non lo volete capire, vado matto per la trasmissione e per il conduttore: ho scoperto che ha un profilo su Facebook e gli ho mandato la richiesta di amicizia. Lui la ha accettata senza fare una piega (come con tanti altri) rendendomi pieno di gioia (sapendo della semplicità del gesto puo' apparire stupido da parte mia ma secondo me bisogna accendersi anche su piccole cose) e prima o poi vorrei telefonargli in diretta per parlare con lui. Ammetto che la paura di essere "dissezionato" e vedere stravolto un ipotetico intervento frena questo mio desiderio ma tantè, in futuro vedremo.

Per ora invito tutti voi a dire cose ne pensate della Zanzara in particolare e Radio24 in generale.

2010-12-09

Welcome to Bolzano/Bozen

Le volte che ho l'opportunità di tornare a casa, la strada più diretta prendere l'Autostrada del Brennero (A22) che i turisti tedeschi chiamano amichevolmente Autokhaos.

Arrivato a Bolzano Sud, uscendo dall'autostrada, appare un pannello con un messaggio di benvenuto in 4 lingue. Si riassume così, secondo me, un secolo di storia: una popolazione residente di origine austriaca (senza dimenticarsi i Ladini) si è trovata suo malgrado sotto dominazione italiana (tra le due Guerre Mondiali). Poi una legislazione dedicata, qualche moto turbolento negli anni 60-70 ed eccoci alla efficiente Provincia Autonoma di oggi dove però si cerca di rimanere attaccati alle tradizioni (Corpo degli Schuetzen e toponomastica) e non si riesce ancora a mettersi d'accordo per scrivere in una sola lingua, quella inglese, la frase di benvenuto in città.
Ma Heimat (patria) ed Heimweh (nostalgia), due bellissime parole della lingua tedesca, si fanno sentire e mettono da parte sterili considerazioni personali. La città di Bolzano, la cui esistenza è documentata già in epoca romana, conta circa 100000 abitanti ed è situata in una conca a 265 metri sul livello del mare alla confluenza di tre corsi d'acqua (Talvera, Isarco ed Adige).
Il centro storico si sviluppa sull'asse di Via Portici, Piazza delle Erbe e Via Museo e da alcune vie parallele nelle quali si può ammirare l'architettura tipica del posto. Ai bordi del centro storico si trovano da una parte il Duomo e Piazza Walter (sede nel periodo natalizio del Christkindlmarkt) e dall'altra Piazza Vittoria ed il museo con Oetzi (quel disgraziato dell'età del rame congelato nel ghiacciaio del Similaun e trovato qualche anno fa al confine tra Italia ed Austria). Nel mezzo si trovano chiese, negozi, ristoranti, dove scoprire l'arte del posto, acquistare vestiti in Loden e ceramiche Thun, mangiare canederli (Knoedel) e dolci, direi soprattutto dolci: il classico strudel di mele (Apfelstrudel) o, per citare qualche variante non troppo conosciuta, quello di ricotta (Topfenstrudel) o di semi di papavero (Mohnstrudel). Appena fuori dal centro, è possibile salire in quota (sopra i 1000 metri) con rapide funivie per visitare i paesini sopra Bolzano e prendere il famoso trenino della Loaker con vista sull'altopiano dello Sciliar.

 In periferia ampi spazi verdi ed un sacco di ciclabili rendono la città molto vivibile. Se poi vi rimane ancora voglia di girare, nel circondario ci sono diversi castelli: Mareccio, Firmiano, Flavon e Roncolo ognuno con la sua storia da conoscere.

Il tempo di riassaporare i luoghi natii ed è già il momento di ricaricare la macchina con un po' di provviste tra cui Speck, Wuerstel e Crauti riprendere la strada in direzione sud.
Se da un lato c'è Heimweh, dall'altro c'è il richiamo al presente con Modena che aspetta! In attesa della prossima occasione, un ultimo saluto alla valle dell'Adige e via attraverso quella pianura, per me sterminata, dove scorre il Po.

2010-11-28

200000 e non sentirli

Oggi, mentre percorrevo l'autostrada tra Firenze e Bologna, il contachilometri a 5 cifre della mia macchina ha

mostrato la cifra di 42500. Questo numerino all'apparenza insignificante ha in realtà un suo magico significato. Infatti la macchina attuale, una Ford Fiesta 1400 Ghia 16 valvole (a benzina), quando l'ho acquistata da un conoscente nel giugno del 2001 aveva lo stesso chilometraggio, almeno nelle cinque cifre cui accennavo e già 4 anni di vita alle spalle. Da allora, viaggi, pendolarismo, ricerche di lavoro hanno fatto sì che percorressi fino ad oggi altri due giri di contachilometri arrivando a percorrere con la MIA macchina ben 200000 chilometri. Una media superiore ai 20000 chilometri l'anno.

La "Silver Car" cosi' chiamata per il suo anonimo colore grigio metallizzato e per essere stata la seconda macchina che ho usato come proprietario (la prima è stata una Ford Escord 1400 CLX colore oro metallizzato e per questo chiamata "Golden Car" e con la quale ho percorso in 4 anni circa 100000 km) penso che mi rappresenti abbastanza fedelmente: disordinata ma efficiente.
Disordinata perché all'interno c'è un po' di tutto:
- svariati opuscoli pubblicitari di prestiti che ignoti mettono sul parabrezza della macchina quando la parcheggio al lavoro e che non ho la creanza di gettare per terra quando li ritrovo la sera: accartoccio e metto dietro a fare mucchio fino a che raccolgo un po' e butto;
- un albero Arbre Magique verde mai cambiato e che tengo lì come portafortuna e non come deodorante;
- un gatto di peluche avuto in regalo attaccato all'aletta parasole lato passeggero che normalmente sembra un impiccato ma che poi devo fissare diversamente quando ho ospiti in macchina avendo l'ardire di ballonzolare un po' troppo vicino alla faccia dei passeggeri;
- un coniglio di peluche con un cordino che se lo tiri vibra trasbordato dalla macchina precedente e portafortuna anch'esso;
- un libro di Haruki Murakami (integro) dal titolo "Tokyo Blues Norvegian Wood" (e che raccomando a tutti di leggere) stipato nel vano portaoggetti e che tiro fuori quando ci sono degli stop prolungati in autostrada;
- alcuni giocattoli di seconda scelta dei bimbi utili quando devo portarli in giro con la macchina (saltano fuori magicamente e loro possono baloccarcisi);
- un audiocorso in cassetta di francese che usavo ascoltare mentre facevo il pendolare nella ditta precedente (multinazionale francese) e non ancora rimesso in garage;
- un paio di occhiali da sole non graduati (io devo guidare con lenti) che usavo quando mettevo le lenti a contatto.

Efficiente perché:
- ho sempre fatto gli interventi di manutenzione preventiva;
- ha le catene da neve (ed usate solo due volte, oggi non è servito);
- ho lo spolverino catarifrangente per le fermate di emergenza (usato una volta sola);
- ho fatto le revisioni obbligatorie per legge alla macchina ed ultimamente anche il bollino blu;
- "la va buma", tranquilla ma imperterrita: in tutti questi anni ho avuto solo una rottura accidentale (il supporto della cinghia dell'alternatore);
- ho sempre cercato di guidarla senza spremerla ed attento (un solo incidente: tamponato mentre aspettavo di passare ad un incrocio);

Se sono stato tanto fortunato (e spero di esserlo ancora a lungo) non è stato solo per quello che ho fatto ma penso che sia anche merito della MIA "Silver Car": sentire il rumore dell'aria sulla carrozzeria della macchina quando si superano i 140 km/h in autostrada è comunque un segnale ad andare piano, tanto a correre guadagni pochi minuti su ore di guida, a che pro? Inoltre quel legame particolare che il tempo cementa tra macchina ed uomo fa si' che guardandola ti prende tenerezza e ti dispiacerebbe succedesse qualcosa e quindi vai piano.

Nei giorni scorsi ho "premiato" la macchina con l'ennesima manutenzione: cambio gomme, bollino blu (per poter girare in centro città), pasticche dei freni e rabbocco olio: il meccanico mi ha detto di investigare su una possibile perdita (qualche goccia) d'olio, cosa che faro' nei prossimi giorni: mi auguro di aver dato smalto alla macchina per almeno un altro anno!

Tempo di festeggiamenti e quindi tempo di bilanci:
- il viaggio più strano? Per andare a fare dei colloqui di lavoro: la mattina Firenze - Milano, a pranzo Milano - Oderzo con panino all'autogrill, la sera ho fatto Oderzo - Treviso - Padova per strada normale (all'epoca non c'era ancora il passante di Mestre e l'autostrada era particolarmente intasata) e poi in autostrada sotto Padova, per Bologna e Firenze, ho trovato un temporale assurdo: talmente tanta pioggia per 20 chilometri circa che andavamo tutti a passo d'uomo!
- il viaggio più brutto? Una sera di Gennaio (credo) per tornare a casa dal lavoro: Firenze Sud - Prato Ovest in 6 ore causa neve con blocco dell'autostrada del Sole verso nord ma con i caselli che facevano entrare comunque. Non che in città il traffico sarebbe stato migliore ma se poi pensiamo male della Società Autostrade .... Se ve lo chiedete, quella volta non ho usato le catene.... Il giorno dopo, con i colleghi di lavoro  abbiamo poi fatto il toto-arrivi a casa: pensavo di essere il triste vincitore ma poi uno era arrivato a casa alle 2 di notte ed un altro aveva deciso di dormire in albergo a Firenze Sud.....
- il viaggio più bello: vacanza in Sardegna con traghetto: tanti chilometri da Cala Gonone per le varie località intorno!

Anche se ormai vetusta non posso che essere molto legato alla mia macchina: so che molti penseranno che fare tanti chilometri con questa macchina sia assurdo e costoso: alla fine altre scelte di vita, pigrizia, stupidità o perché amo sentire la macchina quando in salita tiro la terza marcia, ho lasciato tutto così.

Oggi anche il tempo ha pensato bene di festeggiare: pioggia da Pisa a Barberino del Mugello e neve dopo. Quando sono arrivato a Pian Del Voglio pensavo che il peggio fosse passato ed invece è andato peggiorando fino a Bologna città! Possibile che ho visto più neve a Bologna in tre anni che sette anni a Firenze?

Che dire: lunga vita alla MIA "Silver Car" e auguro a Voi lettori altrettanti soddisfazioni con le VOSTRE auto!

2010-10-21

Calcetto con i colleghi

In un ambiente di lavoro, una buona coesione tra le persone ed il gioco di squadra sono requisiti molto importanti per il raggiungimento degli sfidanti obiettivi aziendali.
Per creare e mantenere vivo tale spirito possono essere messe in campo diverse iniziative (ad esempio assemblee o progetti specifici) ma anche eventi esterni possono contribuire allo scopo. In un paese, l'Italia, in cui il calcio è tra gli sport piu' praticati, non è difficile, quando hai "molti" colleghi, trovare settimanalmente una decina di persone per giocare a calcetto, versione "leggera" del piu' noto sport che infiamma le domeniche di molti italiani.

Il calcetto o calcio a cinque, guardando come viene descritto su Internet (fonte Wikipedia), è la traduzione italiana del termine futsal, parola che deriva dalla contrazione di futbol ("calcio") e salón in spagnolo o salão in portoghese ("Salone", inteso come struttura sportiva coperta). E' uno sport di squadra di origine uruguaiana ancora attualmente chiamato futbol de salón, e nato negli anni 1930 in una scuola dove per far giocare a pallone i propri studenti in una piccola palestra o sui campi di basket ed hockey su pista all'aperto, un professore ne ideò la formula. L'idea era un gioco di squadra che potesse essere praticato sia all'aperto che in strutture coperte, sfruttando i già diffusi campi di pallacanestro, ma che ricordasse da vicino il calcio che in quegli anni godeva di una smisurata popolarità in Uruguay dopo che la nazionale aveva vinto i Mondiali del 1930 e le Olimpiadi del 1924 e del 1928.In Italia esiste ufficialmente un campionato dal 1984.

La partita avviene ogni settimana, dopo cena. Si arriva all'impianto sportivo un po' prima per cambiarsi e scaldarsi, poi al suono della campanella si entra nel campo, che da Novembre a Maggio è coperto, mentre nel restante periodo è scoperto. Il tempo di fare le squadre, distribuire le casacche e via, la partita ha inizio. Non ci sono particolari regole nel "fare le parti", anche se ultimamente viene fatta la divisione "giovani" contro "vecchi" basandosi su dati anagrafici. Si cerca comunque di fare delle squadre equilibrate in modo da rendere avvincente lo scontro agonistico. Anche il regolamento è abbastanza annacquato, permettendo ad esempio il passaggio al portiere e rimesse laterali non proprio a "regola d'arte".

Giocando in cinque contro cinque, ognuno fa il portiere a rotazione con turni di 10 minuti. Vengono definiti i vari ruoli (difensori centrali, laterali, attaccante) secondo le peculiarità di ognuno e le necessità di squadra.
La partita, normalmente combattuta, ha solitamente l'andamento seguente: inizio equilibrato dove vengono fatti pochi gol, poi una delle due squadre ha una deriva (calo fisico o semplicemente disorganizzazione di gioco dopo il cambio del portiere), dove va sotto di qualche gol. A questo punto o riesce uno spunto di orgoglio con recupero e magari sorpasso, o cede del tutto aggravando il suo passivo. Le variazioni sul tema sono molteplici, dall'equilibrio fino alla fine oppure sconfitta da predestinati. Il gioco è sentito (nessuno vuole perdere) ma anche corretto. Se qualcuno si fa male o pensa di avere subito o fatto un fallo si fa sentire ed il gioco si ferma. Raramente si esce dalle righe e magari nasce qualche discussione ma tutto rientra abbastanza alla svelta
anche perchè se due hanno di che discutere gli altri otto vogliono continuare.....
Nessuno è un campione, c'e' chi è piu' o meno portato, ma tutti cercano di dare il massimo apporto per la propria squadra.Alla fine della partita, al suono della campanella, si ritorna negli spogliatoi e mentre si fa la doccia e ci si riveste, si ripassa la partita con sfumature piu' o meno ironiche a seconda se vincitori, sconfitti, beffati all'ultimo minuto, o semplicemente rivedendo un particolare momento di gioco. Esiste anche una sorta di "terzo tempo", ovvero il giorno seguente ci si trova per bere un caffe' o ci si incrocia per via parlando ancora un po' della partita.

Dietro un evento che coinvolge persone e cose (il campo) ci vuole comunque una persona che si prende cura di gestire diversi dettagli: la "cassa" (ovvero raccogliere le quote e pagare il campo), segnare i partecipanti per la settimana dopo e gestire le defezioni che avvengono durante la settimana per i piu' svariati motivi (sia lavorativi che personali). Un ruolo che solo chi lo ha veramente a cuore puo' portare avanti!

Per riuscire a giocare da tanti anni, sono necessarie in tutti i partecipanti doti di lealtà, serietà, buonsenso, che, in fondo, sono altrettanto necessarie nella vita di tutti i giorni, sia privata che lavorativa.
Auguriamoci che l'evento possa andare avanti ancora per moooolto tempo, non ponendo limiti alla divina provvidenza!

2010-10-10

Ritorno a teatro!



Salve a tutti! Ieri sera sono andato a teatro. Era da parecchio tempo che non lo facevo Lasciato i bimbi a casa  alle 18.30 siamo usciti tutti tirati (come vestiti) per andare in centro. Il Teatro Verdi di Pisa è molto vicino a Ponte di Mezzo, ovvero pieno centro in una serata prefestiva di città universitaria. Per cui trovare parcheggio è stato un po' difficile e, non avendo avuto la botta di fortuna ad avere una macchina che va via proprio quando passi tu, alla fine abbiamo parcheggiato al limite del centro storico, zona Marzotto. Siamo andati subito a teatro a prendere i biglietti, li avevamo prenotati telefonicamente, notando quali negozi erano cambiati e soprattutto quali ristoranti nuovi erano apparsi rispetto all'ultima volta che eravamo passati di lì. Devo dire che ci sono un paio di localini interessanti che magari, la prossima volta andremo a provare. Dopo aver preso i biglietti siamo andati a bere un aperitivo. La scelta è caduta su un locale nel quale non eravamo mai stati ma che ci ispirava. Purtroppo è stata una delusione cocente, per fortuna esistono molti locali intorno al teatro e la prossima volta andrà senz'altro meglio. Vedere comunque tanti studenti ma anche tanta gente è stato un bagno di ricordi, di quando studenti anche noi bazzicavamo un po' di più le vie del centro di Pisa nel fine settimana. Tornati a teatro, siamo entrati ed abbiamo comprato il libretto della serata. Prima stagionale e quindi c'erano anche dei carabinieri in alta uniforme a fare da picchetto all'ingresso. Arrivati al nostro posto, prima galleria, posizione leggermente laterale ma comunque con buona visuale su buca orchestrale e palco, abbiamo fatto un paio di foto e letto almeno la trama dell'opera, che era la prima volta che ascoltavamo (e personalmente ne scoprivo l'esistenza): Roméo et Juliette di Charles Gounod. Tratta dall'omonima opera di William Shakespeare, narra in cinque atti la storia intensa e triste dei due innamorati tra Montecchi e Capuleti. Opera di un compositore francese ed in lingua francese. Che piacere ripassare un po' le mie conoscenze di quella lingua mentre scorrevano su uno schermo i sottotitoli in italiano!

Ma prima di iniziare, c'è stato un minuto di silenzio per le vittime italiane in Afganistan. Molto toccante il silenzio surreale in quel minuto!

Comunque l'opera è stata molto bella: c'era un solo pezzo che conoscevo, sentitelo se volete qui (da Youtybe), non aveva recitativi (ovvero passaggi musicali dove i personaggi parlano cantando in preparazione delle arie) e tra pause e tutto è durata circa tre ore e mezza. Non sono un esperto né mi interessa fare il critico, quindi il mio giudizio di parte è positivo: l'orchestra era omogenea, i cantanti ed il coro all'altezza, la scenografa ed i costumi azzeccati. Durante lo svolgimento dell'opera il mio occhio è caduto su alcune particolarità (quando si dice "ma non potevo farmi gli affaracci miei"?) che vi elenco qui di seguito:
- nel primo atto, c'era una festa in maschera ed uno dei coristi aveva la maschera (del tipo che copre gli occhi) a cui probabilmente si era rotto l'elastico e quindi la teneva in mano e la cambiava da destra a sinistra a seconda dei movimenti che doveva fare nell'indicare i protagonisti;
- la scenografia era veramente minimalista: una sorta di stanza blu con tre pareti ognuna con 5 porte dalle quali entravano ed uscivano i vari protagonisti. Sopra le porte c'era un passaggio (sempre su tre lati) che ha fatto anche da balcone di Giulietta. Questa stanza ha fatto da salone da ballo nel primo atto, da cortile e chiesa nel secondo e terzo, da camera da letto nel quarto e da cripta nel quinto. In mezzo alla stanza c'era un rialzo dove tutti passavano a rischio inciampo lungo le pareti inclinate laterali. L'ultimo elemento era un lettone: nel primo atto è apparso sospeso per un momento, nel terzo e quarto atto è stata la camera di Giulietta e nel quinto atto è stato il sepolcro di Giulietta stessa. Anche la coperta, che caduta dal letto nel quarto atto per un momento ha fatto scivolare Romeo per il piano inclinato del rialzo senza per fortuna cadere, è diventata il sudario di Giulietta nel Quinto atto. Sempre nel quinto atto sono state aggiunte delle candele e le porte sono state tolte dai cardini appoggiandole a lato dello stipite;
- durante il primo atto una porta forse non è stata chiusa bene e si è riaperta all'improvviso: bravi i protagonisti a chiuderla con non-chalance;
- complimenti al soprano che si è fatta gli ultimi tre atti a piedi scalzi e sottoveste;
- nell'orchestra c'era il suonatore di triangolo e piatti che beveva spesso da una bottiglia d'acqua: essendo in piedi era più visibile del direttore ed apprezzavo inoltre l'attenzione alla preparazione del momento di suonare i suoi strumenti (uno o l'altro);
- il coro alla fine del terzo atto ha praticamente finito di cantare assieme ad un paio dei solisti che sono morti nel duello tra Montecchi e Capuleti. Al momento degli applausi finali mentre i cantanti erano ancora con le vesti di scena, i coristi erano già vestiti "normalmente".

Vorrei ribadire i miei complimenti alla scenografia: con una cosa semplice e con l'aiuto di luci è durata tutta l'opera senza bisogno di grossi lavori preparatori tra un atto e l'altro. Chissà come mai il ricordo del rumore delle martellate di altre rappresentazioni passate a sipario chiuso mi ha comunque intristito!

Alla prossima

2010-09-20

La vita scorre, i capelli crescono!

Questa settimana ho provato un barbiere nuovo. Sono nel mezzo di una riorganizzazione che prevede di passare molto meno a Prato e quindi usare meno il mio riferimento abituale. Malgrado questo i miei capelli continuano a crescere infischiandosene di ogni richiesta di stare calmini al loro posto. Questo mi ha fatto riflettere: ma quanti barbieri ho avuto nei miei primi 40 anni?

Nel mio periodo bolzanino ho avuto un solo barbiere: me lo ricordo in centro, una laterale di via Museo, di fronte ad una chiesa dove andava anche mio padre. Ormai è chiuso da chissà quanto, ma mi sono rimasti in testa alcuni dettagli: il dosatore per distribuire il borotalco, una sorta di pera rossa che premevi ed usciva con uno sbuffo bianco, che usava per preparare la rasatura dei capelli all'attaccatura del collo; la prima volta che ha usato la forbice con le lame seghettate non per tagliare ma per sfoltire i capelli; il fatto che a Natale regalava un calendario a noi minorenni normale, ma agli adulti un po' osé. Con lui ho coperto i primi 20 anni.

Nel periodo Pisano, invece, avevo un barbiere anziano che stava in centro in un negozietto in una viuzza secondaria. Di lui mi ricordo le discussioni avute e sintetizzabili col fatto che aveva partecipato come soldato alla seconda guerra mondiale con il compito di fare il barbiere: dopo l'Albania era finito in un distaccamento tedesco (che apprezzava le sue doti) e spedito in Russia dove, dopo molti patimenti e peripezie, era finito prigioniero. In preda alla disperazione, molto probabilmente in attesa di essere spedito in chissà quale campo di prigionia sperduto (in Siberia?) scambiato per un soldato tedesco, bestemmiò e fu sentito da un russo di guardia che, fortunatamente, sapeva un po' di italiano. A quel punto fu tolto dagli altri soldati tedeschi e, chiarito la nazionalità, fu liberato e dato il permesso di tornare a casa. Ritorno che si fece a piedi dalla Russia all'Italia.

Dopo il periodo pisano (15 anni) eccoci a quello pratese: cambio epocale perché vado da una parrucchiera: sotto casa, quindi comodissima. Di questo periodo ricordo il rumore incessante dei fono, la difficoltà a rispettare gli orari, a causa del gran numero di clienti e la rilassatezza quando mi lavavano i capelli prima di tagliarli.

Alla fine sono tre diversi professionisti dei capelli in 40 anni con una preoccupante diminuzione dei tempi di affezione ad un singolo barbiere. Per cui eccomi al quarto cambio: un locale vicino casa a Bologna, con un barbiere che mi ha fatto una buona impressione: gentile e competente. Lo strano è che è aperto di lunedì e riceve su appuntamento: cose controcorrente a pensare al passato ma poi comode nel gestirle (sia per chi lavora che per chi riceve il servizio). Alla fine sono soddisfatto se penso anche all'aperitivo offerto ai clienti a base di prosecco e tartine ed ai giocattoli esposti su una mensola che avevo anche io quando ero piccolo....

L'ultima parola pero' spetterà ai miei bimbi venerdì prossimo: solo allora sapremo se il barbiere ha passato l'esame.

Alla prossima

2010-09-11

Cartoni animati Giapponesi

 Oggi ho ripensato ad una passione che ho ormai da tanti anni: i cartoni animati giapponesi. Appena riandato con la mente agli episodi che mi sono rimasti impressi, ho avuto un secondo pensiero che s'e' fatto avanti: una frase sentita non-so-in-quale-trasmissione radiofonica diceva che le sigle di apertura dei film (in generale) sono un piccolo film anch'esse e meglio sono fatte e piu' catturano il pubblico. Con questa osservazione aggiuntiva mi sono chiesto quale cartone animato avesse la migliore sigla di apertura e, come tutte le domande di questo genere, il vincitore è un cartone animato recente, con una musica che mi attira e dai gusti particolarmente forti. Visto allora l'assoluta parzialità nella mia classifica, mi sono divertito a rivedere su Youtube alcune sigle dividendole per periodi nei quali guardavo i cartoni animati.I primissimi cartoni animati giapponesi che ricordo, dopo la serie tedesca con L'Ape Maya e Wicky il Vichingo, sono stati Goldrake [Sigla Goldrake (da Youtube)], Heidi [Sigla di Heidi (daYoutube)] ed Anna Dai Capelli Rossi [Sigla Anna Dai Capelli Rossi (da Youtube)]. In queste sigle ricordo la volontà di introdurre titoli in italiano e comporre canzoni in lingua italiana. Successivamente, dopo la parentesi di Conan il Ragazzo del Futuro [Conan il Ragazzo del Futuro (da Youtube)] con sigla in italiano su una sequenza del cartone animato originale giapponese tagliato dal primo episodio ed alcuni altri spezzoni ricavati da altri episodi, arriviamo ad altri cartoni animati adolescenziali come Ranma 1/2 [Sigla iniziale Ranma 1/2 (Da Youtube)], Jeeg Robot D'Acciaio [Sigla di Jeeg Robot D'Acciaio (da Youtube)] ed Il Grande Mazinga [Sigla Iniziale Grande Mazinga (da Youtube)] dove sempre la canzone era italiana ma poi sfruttava principalmente, credo, la sigla originale giapponese.

Ormai diventato grande sono arrivati Ken Shiro [Sigla Ken Shiro (da Youtube)] dove la sigla italiana era proprio al posto di quella giapponese ma sullo schermo si vedevano i caratteri giapponesi per fare il karaoke, fino ad arrivare anche ai giorni d'oggi con Totoro [Il mio Amico Totoro (da Youtube)], Neon Genesis Evangelion [Sigla Neon Genesis Evangelion (da Youtube)], Trigun [Sigla Iniziale Trigun (da Youtube)] e Deathnote [Sigla Iniziale Deathnote (da Youtube)]. In questo caso, sigla e contenuti originali giapponesi con qualche sottotitolo in italiano.

Inutile dire che il mio personalissimo podio è 1) Deathnote, 2) Trigun, 3) Totoro. In Deathnote la sigla riassume i personaggi dell'anime con delle sequenze incalzanti e pressanti come lo è il cartone animato. Merita di essere vista senza vedere altro. In Trigun è bella l'idea della musica senza parole con delle immagini che riassumono i personaggi mentre in Totoro è intrigante il tema di alcuni personaggi slegati o meno dalla storiella che sfilano a ritmo di marcia.

Probabilmente i cartoni animati piu' da televisione e per bimbi/ragazzi vengono ancora cantati in italiano e le sigle riviste (penso a Pokemon su Boing) ma l'idea  ormai penso vada bene solo per i bambini di oggi e per le Cristina D'Avena di oggi.

Come premio speciale per l'opera non giapponese, cito anche un cartone americano Shaggy and Scuby get a Clue [Shaggy and Scuby get a clue (da Youtube)], il povero Scuby Doo riutilizzato secondo me in malo modo (ma non per i miei bimbi) ma la sigla è un piccolo concentrato di energia!

Riascoltate Deathnote e poi ditemi invece i vostri gusti!

2010-09-02

La partita del "cuore"

Ieri sono andato a trovare i miei ex-colleghi di lavoro. Mi sono preso una mezza giornata di permesso e sono andato a Firenze. Il motivo era duplice: da una parte rincontrare persone con le quali ho passato alcuni anni della mia vita condividendo problemi, obiettivi, gioie e dolori lavorativi e con le quali sono in buoni rapporti, dall'altra per arbitrare la sfida di calcio a sette annuale che scalda gli animi di quella azienda. Anche quando lavoravo li' "prestavo" la mia passione ad arbitrare la partita che era comunque molto sentita, divisa com'era grossolanamente tra personale produttivo (piano terra) ed impiegati (primo piano). Leggende metropolitane narravano di spostamenti di persone (brave a giocare) nel periodo della partita da un piano all'altro per pure convenienze di parte. Inoltre era quasi palpabile il compiaciuto senso di superiorità del piano a cui la squadra vincente apparteneva tra un incontro e l'altro. Il trofeo infine veniva esposto nella rispettiva sala caffè (piano terra o primo piano) come monito per coloro che non volevano farci caso: la mensola vuota o riempita dall'ambito trofeo non passava comunque inosservata!

Arrivato in ditta, ho scoperto che in realtà tutto quanto descritto sopra era stato cambiato nell'ultimo anno: l'arrivo della forza vendite ed assistenza tecnica e la risistemazione di una palazzina attigua allo stabile originario ha di fatto reso la sfida da schieramenti "orizzontali" (piani) a schieramenti verticali (costruzioni) riunendo sotto un unico sacro fuoco della competizione la parte produttiva e impiegatizia contro questi nuovi "invasori". Visitando la nuova palazzina notavo un mondo nuovo, allegro e rumoroso, che contrastava con l'austero silenzio che invece regnava nella palazzina originaria. Questi cambiamenti tra l'alto hanno modificato la posizione di alcuni uffici per cui tutta la mia mappa mentale è stata stravolta ribadendo, se ancora ce ne fosse stato bisogno, che comunque i nostri percorsi erano separati, io da una parte e "loro" da un'altra.

Dopo una chiacchierata con tante persone di cui mantengo un ricordo dolcissimo, sono andato al campo e mi sono preparato per arbitrare. Divisa, lenti a contatto, riscaldamento e ultimi dettagli con le squadre e poi via con la partita. Non è mio compito parlarne, invito altri a lasciare qualche nota se lo vogliono: dico che è stata una partita divertente da arbitrare con due squadre che non si sono risparmiate rimanendo nell'ambito di quella correttezza sportiva che fa sempre piacere vedere. Le decisioni arbitrali prese sono state sempre accettate anche se non sempre condivise. Un folto pubblico rumoreggiava ai lati del campetto scaldando gli animi ai giocatori partecipanti. Per la cronaca, la partita è finita ai rigori e la squadra vincitrice ha festeggiato nemmeno avesse vinto la finale di coppa del mondo!

Dopo la partita ecco il terzo tempo: cena tutti insieme con cori iniziali e rivisitazione dei momenti clou della partita e poi discussione con i vicini di tavolo su argomenti vari: "come va a Bologna?", "come va a Firenze?", "il collega Tal-dei-Tali dov'è?", "Ti ricordi quando ...". Alla fine della cena poi, durata quasi tre ore a dimostrazione del momento conviviale, ho ripreso le mie cose e sono tornato a casa. Le emozioni sono state forti: prima durante il viaggio di andata a pensare alle cose fatte in quella ditta, poi la concentrazione della partita ed infine la tristezza della fine dell'evento durante il ritorno a casa. Chissà cosa si racconteranno oggi gli altri alla macchinetta del caffè e chissà la coppa dove l'avranno messa. Dovunque sia, c'è un pezzo del mio cuore attaccato, per cui , per favore maneggiatela con cura!


2010-08-22

Oggi compio 40 anni!

Oggi compio 40 anni!
Anche se normalmente non do' molto peso ai miei compleanni e preferisco passarlo in famiglia, senza troppe feste, senza candeline, ma comunque con i due bimbi che si sono divertiti stamane a svegliarmi cantandomi "tanti auguri" e rafforzando i miei (scarsi) addominali saltandomi sulla pancia, questa volta è un po' diverso.
Anche se cerco di fare l'indifferente, lo svalicamento dagli anni "enta" alla serie "anta" mi da' comunque da riflettere. Mi sembra una sorta di traguardo, direi un bel Gran Premio della Montagna, arrivato al quale, invece di fermarsi ecco che subito parte una altra gara, verso una sommità ancora piu' alta. Appena passato questo traguardo immaginario mi giro indietro e vedo, dal fondovalle come una strada in salita con tanti tornanti, un lungo percorso i cui eventi principali rifulgono come stazioni di una via crucis personale fatta di belle e brutte cose (la scomparsa di mio padre e mio suocero, gli studi, mia moglie ed i miei figli, il lavoro, alcune marachelle).
Devo ammettere, inoltre, che il resto del percorso (ovvero il mio futuro) non mi sembra cambierà: salita, tornanti e cappellette sembrano lì ancora ad aspettarmi ed a scoprirli di volta in volta li raggiungerò e supererò. L'unica differenza, è che adesso do' un po' più di peso al cielo che sta sopra a questo bel percorso, a quel traguardo definitivo che taglierò quando sarà il momento. Non lo sento un pensiero negativo, non servono gesti scaramantici, ma semplicemente l'aprirsi di una prospettiva sull'umana condizione. Per questo devo mettercela tutta affinché assieme all'aiuto di tutti coloro che ho la fortuna di incontrare (tra cui voi che leggete) questo percorso sia il più ricco di soddisfazioni possibili!
Ringrazio tutti coloro che oggi mi hanno pensato ed in primis il nostro vicino che ha avuto la bella pensata di regalarmi (del tutto inaspettatamente) una bottiglia di buon vino rosso che abbiamo bevuto a pranzo! Chiaramente sotto il limite alcolemico ammesso perché poi sono tornato a Bologna in macchina!
Grazie a tutti!
 
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