2012-06-02

I micci: sembravano dei cavalli se non fosse stato per le orecchie lunghe!

Come il popolo è l'asino: utile, paziente e bastonato (Francesco Domenico Guerrazzi).

Buridano (L'asino di). Âne de Buridan, è rimasto proverbiale per indicare lo stato di chi è incerto né sa risolvere fra due cose. Il motto, comune fra noi, è di conio francese e trae origine da un sofisma dello scolastico Giovanni Buridan di Béthune (Artois), fiorito nel sec. XIV e professore di filosofia in Parigi. Il sofisma è questo, cioè di un asino morente di fame perché sta tra due misure d'avena ugualmente da sé distanti, o morente di fame e di sete perché tra un fascio d'avena ed un secchio d'acqua non sa quale scegliere. (Alfredo Panzini).


Buonasera a tutti, domenica scorsa abbiamo avuto il piacere di assistere al Palio dei Micci ovvero degli asini così come chiamati nel dialetto locale. Anche se la manifestazione si tiene di solito la seconda domenica dopo Pasqua, quest'anno a causa del maltempo è stata più volte rimandata fino ad arrivare alla fine del mese di Maggio. Partiti con la macchina dopo mangiato siamo arrivati a Querceta (vicino a Forte dei Marmi), presso l'oliveto di un conoscente dove abbiamo parcheggiato e passato un po' di tempo a chiacchierare con lui. Ho potuto osservare le piante di ulivo in fiore e le montagne con relative cave di marmo che si mostrano dal paese.

Verso le 16.00 siamo andati allo stadio del paese: gremito in ogni ordine di posto con i vari contradaioli a fare capannelli per fraternizzare tra loro e prendere per degli amichevoli fondelli gli amici appartenenti ad altri rioni. Preso posto sulla gradinata in compagnia di colori che ci avevano invitato, mi sono goduto tutte le sfilate in costume degli otto rioni (dando la preferenza al rione con i colori bianchi e neri) ognuno dei quali aveva i propri sbandieratori e musici. Per scelta personale ho seguito con scarsa attenzione l'evento che in parallelo di ogni sfilata ogni contrada metteva in pista in mezzo al campo di calcio (e come si vede di sfuggita nel filmato qui sotto). Diverse decine di comparse in costume creavano con l'aiuto di drappi stesi e coreografie varie scene differenti che potevano svariare dalla Congiura dei Pazzi nel Duomo di Firenze alla consegna di Excalibur a Re Artù. All'esterno il corteo, all'interno la rappresentazione con un tempo massimo di 15 minuti scandito da enormi orologi elettronici in un lato dello stadio. Ogni rione aveva nel corteo storico delle peculiarità: chi aveva un giullare che disturbava i nobili signori, chi una chiromante, chi un manipolo di soldati saraceni fino ad arrivare ad una contrada dove c'erano dei cavalieri con armature di tutto punto che non capivo come facevano a camminare talmente sembravano bardati dalle pesanti protezione. Tutti seri ed a testa dritta sotto lo sguardo vigile dei giurati.





Dopo questa rappresentazione artistica e storica, alla quale una giuria di esperti avrebbe poi dato un giudizio al fine di dare un vincitore tra i rioni per le varie parti realizzate, sbandieratori e musici si sono uniti nel campo in una rappresentazione unificata di una musica. I tamburi assordavano l'aria ma io ero affascinato dalla bellezza del momento. La confusione era accentuata dal fatto che le distanze del campo di calcio creavano delle sfasature tra suonatori distanti con una cacofonia ancora più accentuata.

Dopo questa unione di rioni, ecco l'ingresso dei micci: asini muscolosi e possenti che parevano dei cavalli con le orecchie lunghe. Ognuno con il suo fantino che correva senza sella e che dava certe volte delle manate a fianco delle grandi orecchie per dare la direzione agli animali. La partenza era del tipo Palio di Siena: entrata nei canapi di sette rioni e l'ottavo partiva di rincorsa. Al terzo tentativo è accaduto un fatto strano: dalla nostra prospettiva sembrava l'ennesima falsa partenza con dei micci avanzati di alcune decine di metri rispetto agli altri. Lo speaker stava per dire "ffffals..." (inizio di falsa partenza) quando ha cambiato tono e concitato ha urlato "Buona, Buona, Buona!". A quel punto dai contradaioli rimasti indietro è partita una granugola di pesanti improperi all'indirizzo del mondo intero e del fato ingiusto e corrotto. Tanto è vero che i bimbi si guardavano dicendosi "Certo che dicono un bel po' po' di parolacce!" e tappandosi le orecchie concludere "beh, così non le sentiamo!". Dal momento che le parolacce sono in ogni dove mi sono sentito in dovere di dirgli: "Non vi preoccupare, sentirle dovete sentirle, l'importante è ricordarsi i momenti dove non dirle (che sono la maggioranza)".

Finita la gara con la gioia di una contrada e la rabbia/scorno delle altre sette, siamo ritornati a casa per poi ritornare in Emilia per il lavoro.

Concludo augurandomi che tutte le sofferenze di chi è rimasto vittima del terremoto di questi giorni possano essere lenite nel più breve tempo possibile. Come abitante modenese ci sono stato vicino ma abitando nella cintura meridionale della provincia non abbiamo avuto grossi problemi (almeno fino ad ora). Speriamo bene per il seguito. Buona notte!

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