2011-09-04

La variabile "enne"


Salve a tutti, in questo periodo di confusione nel simpatico mondo italico, mi vengono in mente un sacco di  argomenti legati all'economia e la finanza. Mi rendo conto di cominciare a tediare chi legge ma se quello che mi passa per la testa è questo, allora mi fa piacere condividerlo con voi (ricevendo anche dei commenti o delle correzioni se esagero o riporto qualcosa di incorretto). Oggi vorrei condividere con voi una teoria che sto osservando da qualche tempo in qua.

Partiamo dall'osservare il fenomeno. I dati che riporto sono indicativi e sicuramente imprecisi ma penso diano una idea del concetto che voglio condividere. Ricordate un paio di anni fa, quando il prezzo di un barile di petrolio è arrivato a 150 dollari al barile (con rapporto euro dollaro all'incirca 1,5)? Io sì: ogni giorno i giornali radio parlavano degli aumenti ai distributori di benzina, raggiungendo prima l'incredibile cifra di 1,5 euro/litro e poi arrivare alla stratosferica cifra di 1,6 euro al litro. Ogni giorno, consumatori, aziende petrolifere, associazioni dei distributori, governo, economisti (sì anche loro) discutevano accanitamente su chi fosse il responsabile scaricandosi reciprocamente le responsabilità: il governo non poteva intervenire senza che l'Europa attivasse qualche procedura di infrazione o senza perdere gettiti importanti, i petrolieri dipendevano dalle scommesse dei future sul costo del barile, gli economisti dipendevano dalla fragilità dell'Opec, i distributori dagli aumenti dei trasporti e dai ricarichi dei petrolieri.... Insomma una enorme confusione che alla fine arrivava in un solo punto: il portafoglio dei consumatori, che come una massa di mucche sembravano spremuti da tutti quelli a monte. Bene, dopo il picco culminato con la crisi dei subprime il petrolio è sceso a 80-90 dollari al barile con il rapporto euro/dollaro a circa 1,3. La benzina è scesa a 1,3-1,4 euro al litro, e tutti sono tornati silenziosi e tranquilli (escludendo le discussioni sugli aumenti nei giorni degli esodi automobilistici estivi). Ultimamente, prima della crisi libica (durante la primavera araba) il rapporto euro-dollaro è tornato a 1,4 ed il petrolio è risalito a 110 dollari al barile. La benzina è arrivata a 1,6 euro al litro anzi quasi 1,7 se ringraziamo il governo con l'accisa aggiuntiva per i finanziamenti dello spettacolo (come disse Gianni Letta "Un piccolo sacrificio che tutti gli italiani saranno lieti di poter fare" senza chiamarlo, dico io, mettere le mani nelle tasche degli italiani). Anche qui senza riscontrare almeno lo stesso clamore avuto come la volta precedente. Anzi, una sorta di strano silenzio ha fatto passare tutto in secondo piano, come ormai a nessuno interessasse più che gli automobilisti fossero munti. Esagero chiaramente, ma le proteste mi sono sembrate molto flebili rispetto alla prima volta.

Facciamo un altro esempio: tra giugno e luglio la situazione economica italiana ha dato segni di cedimento: lo spread tra i BOT italiani ed i Bund tedeschi è passato da 200 punti base a più di 320. Siamo partiti da "la nostra situazione è solida e non arriveremo a pagare gli spread della Spagna" e poi, giorno dopo giorno superare un nuovo record (dall'entrata in vigore dell'Euro tra BOT e Bund) con dovizia di informazione su tutti i media nazionali. Per tranquillizzare i mercati viene fatta una prima manovra finanziaria (approvata a tempi di record) e poi ne viene annunciata una seconda (visto che quanto approntato con la prima non sembrava molto appetibile per i mercati) e rilasciata come decreto di legge (ovvero da convertire in legge entro 60 giorni). Solo che da allora è un rifiorire di discussioni tra la maggioranza, l'opposizione, il governo (ma non è maggioranza pure lui?), le parti sociali, passi avanti, retromarce, scioperi generali, cambi di programma, dagli a questo, dagli a quest'altro ed alla fine anche le ferie per i parlamentari. Insomma, dopo un primo rallentamento dello spread (tornato sotto i 280 punti base) ora ha di nuovo superato i 320 punti ma senza l'enfasi che era stata messa la prima volta.

Insomma, con "effetto N" o variabile "enne" vorrei descrivere un effetto che ad una prima esplosione (salita) molto sentita e discussa fa seguito una discesa magari neanche troppo eclatante (comunque rimanendo a  valori superiori alle medie degli ultimi periodi) e magari dovuta non ad interventi risolutivi ma a variabili esterne ed incontrollate per poi risalire nuovamente a valori vicini o superiori al primo picco senza, questa volta, lo stesso risalto ed interesse. Dà l'idea che una volta "stirato" un limite (portata l'asticella più in alto del normale sentire popolare), poi nel breve tempo sia molto facile riavvicinarcisi e superarlo.

Voi ne avete altri di esempi del genere? Beh, a me ne viene ancora uno, e con questo chiudo. Quando Tronchetti Provera ha ceduto la sua quota di azioni del nostro operatore telefonico principale, le azioni valevano all'incirca 2,1 euro (e lui le aveva acquistate a più di 4 euro). Dopo il cambio di proprietà ci fu un po' di crisi con le azioni che facevano l'altalena tutti i giorni scendendo lentamente annuncio dopo annuncio. Discussioni con le banche che parteciparono all'operazione, con l'azionista principale (società telefonica di un altro paese), un aumento di capitale a prezzi minori delle azioni in quel periodo. Alla fine il titolo arrivò, credo, a 1,1 euro ad azione per poi tornare a 1,4 - 1,5 euro. Lo sapete ora a quanto è il titolo dopo tre-quattro anni? 0,8 euro ad azione circa. Beh, quando l'ho sentito, quasi nascosto sotto la giornaliera analisi di borsa quasi non ci credevo...

Alla prossima!

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