Salve, questo fine settimana è andato ed ho alcune considerazioni che spaziano tra diversi argomenti ma che hanno epicentro la città di Pisa. Sabato mattina ero nei pressi della Stazione Ferroviaria di Pisa San Rossore. "Ubicata sulla linea ferroviaria Genova - Pisa, la stazione aveva fino a qualche tempo fa un'importante funzione di bivio, in quanto da essa partiva la linea per Lucca, la quale è stata tuttavia recentemente prolungata fino alla Pisa Centrale grazie all'aggiunta di un nuovo binario accanto a quelli della tirrenica. Essendo il bivio utilizzabile sia provenendo da Pisa, sia provenendo da Genova, la stazione sorge in una sorta di piccolo triangolo tra i binari". Questo triangolo racchiude delle costruzioni (case private e piccole fabbriche) raggiunte da un sottopassaggio. La stazione è vicino alla facoltà di Ingegneria ed a Piazza dei Miracoli. Da questa stazione, attraverso un passaggio aperto di recente, si accede al Cantiere delle navi antiche che si trova proprio a fianco della stazione.
"Nel dicembre del 1998 durante i lavori per la costruzione di uno snodo ferroviario presso la stazione di Pisa San Rossore iniziarono a emergere dagli scavi sotterranei tracce di materiale archeologico. La scoperta si rivelò presto ben più importante del previsto, trattandosi di un sito di grande importanza. Inizialmente si riteneva si trattasse di uno scalo portuale, ma ben presto si è identificata la vera natura del deposito: si tratta del punto di incrocio di un canale della centuriazione pisana con il corso del fiume Serchio (l'antico Auser), dove, a seguito di una serie di disastrose alluvioni (ne sono state identificate almeno sette, dal II secolo a.C. al VII secolo d.C.), sono affondate almeno trenta imbarcazioni. Le imbarcazioni, tra navi da trasporto e barche fluviali, sono risultate essere perfettamente conservate, grazie alla particolare situazione di completa mancanza di ossigeno e la presenza di falde sotterranee. Ci sono così potuti pervenire una grande quantità di materiali solitamente deperibili, quali legno, cordami, cesterie, attrezzi da pesca e utensili. Inoltre si è recuperato buona parte del carico di queste navi contenuto in anfore e vasi. Dagli studi approfonditi si è potuti risalire anche a valide ipotesi sull'area di provenienza delle navi, che sarebbero giunte da varie parti del Mediterraneo: Gallia, Campania, Adriatico, ecc. (...) Spesso il cantiere o il futuro museo vengono chiamati delle navi romane. Questo è sbagliato in quanto innanzitutto le navi sono pisane, quindi solo in parte sono di epoca Romana in quanto vanno da un periodo ellenistico ad uno altomedioevale, ma ci sono reperti che risalgono addirittura all'VIII secolo a.C."
Durante il percorso si nota la buca dove sono state trovate le navi (e sembra ancora altre siano sepolte in attesa di essere recuperate) attorno alla quale delle pompe raccolgono pigramente dell'acqua per tenere sgombra la zona. Poi, quando si arriva all'ingresso del museo - cantiere aperto con un bel cartello di informazione ecco la sorpresa: un piccolo cartello indica che non si fanno visite guidate. Insomma, la crisi alla fine arriva (o dovrei dire parte) proprio da qui e dalle gestione del nostro immenso patrimonio archeologico.
Bene, mentre tristemente pensavo a questa situazione ho ripensato alla stazione ed ai binari. E mi è venuto il dubbio di come oggi costruiscono le linee ferroviarie senza il tipico spazio tra i binari per compensare le dilatazioni termiche. Sono andato su Wikipedia per capirlo: "Attualmente il metodo preferito è quello della saldatura alluminotermica che forma un sistema complesso definito lunga rotaia saldata. (...) Le lunghe rotaie saldate sulla rete nazionale hanno sviluppi anche di alcuni chilometri; alle loro estremità si montano particolari giunti di dilatazione che hanno lo scopo di compensare senza soluzione di continuità la dilatazione delle rotaie contigue." Una cosa complicatissima che pero' aiuta a risolvere un grande problema.
Concludo evidenziando una ultima cosa che mi è successa qualche settimana fa. Sono stato a Varsavia (e non posso non amare una città che dedica il suo aeroporto al pianista Fryderyk Franciszek Chopin) ed ho dormito in un albergo vicino all'aeroporto stesso. A cena ho potuto trovare nel menu un piatto tipico della nostra tradizione culinaria (toscana in particolare): anche se storpiato nel nome Iribolitta) ho guardato orgogliosamente il nome e l'avrei quasi ordinato se non avessi visto una bella Steak disponibile nella pagina dei secondi. Pensate, in quella sera si poteva anche mangiare della carne di canguro: ma sarà morto dal freddo in quelle lande nordiche?
2011-11-20
Pisa come legame tra Saldatura alluminotermica e Lotnisko Chopina w Warszawie
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